Il re riposa a Vicoforte L'ira degli ebrei italiani: "È un fatto inquietante"

La salma di Vittorio Emanuele nel santuario La sinistra attacca: «Perché l'aereo militare?»

Il re riposa a Vicoforte L'ira degli ebrei italiani: "È un fatto inquietante"

La salma di re Vittorio Emanuele III è già stata tumulata al santuario di Vicoforte, nei pressi di Mondovì, dopo che ieri è arrivata in Italia a bordo di un aereo dell'Aeronautica militare, che nella notte l'aveva trasportata da Alessandria d'Egitto, dove a rendere omaggio al sovrano erano alcuni familiari e l'ambasciatore italiano Giampaolo Cantini. Il velivolo è atterrato ieri mattina all'aeroporto di Cuneo-Levaldigi e da lì il feretro è stato portato a destinazione. Così, dopo decenni, è stato attuato il ricongiungimento delle spoglie del monarca con quelle della moglie, la regina Elena di Montenegro.

L'impatto mediatico della notizia ha portato con sé qualche polemica. La presidente delle Comunità ebraiche d'Italia, Noemi Di Segni, ha chiarito: «Il rientro della salma del re Vittorio Emanuele III in Italia non può che generare profonda inquietudine, anche perché giunge alla vigilia di un anno segnato da molti anniversari, come quello per gli 80 anni dalla firma delle Leggi razziste. Vittorio Emanuele III fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l'ascesa». E ha proseguito: «Per chi ancora chiede una sua solenne traslazione al Pantheon, non può che esserci una risposta: nessun onore pubblico per chi porta il peso di decisioni che hanno gettato discredito e vergogna su tutto il Paese». Dichiarazioni subito riprese dalla Consulta dei senatori del regno, quella originale, diversa da quella «ombra» presieduta da Aldo Mola, che ricorda che «il re, in mezzo a tanti antifascisti che c'erano in Italia, fu l'unico che ebbe il coraggio di arrestare il Duce, dopo il 25 luglio, proprio a villa Savoia». Critiche anche da parte del deputato di Sinistra Italiana - Possibile, Giulio Marcon, che chiede il perché della scelta di riportare la salma su mezzo militare.

All'arrivo della bara, di legno chiaro e ricoperta con la bandiera italiana con riportato lo stemma dei Savoia, si è schierato un picchetto d'onore. Dopo la benedizione da parte del rettore del santuario, don Meo Bussone, il feretro è stato portato in chiesa.

Un sedicente portavoce dei Savoia, Federico Radicati di Primeglio, ha spiegato che anche Vittorio Emanuele, il discendente al trono per primogenitura, avrebbe firmato una lettera, inviata lo scorso 10 maggio e firmata con la sorella Maria Gabriella, in cui si dava l'assenso al Presidente della Repubblica per il rientro delle salme in Patria. Radicati ha proseguito: «Non esiste alcun segreto, ma semplice riservatezza». In realtà, Vittorio Emanuele avrebbe firmato l'autorizzazione all'estumulazione e all'ispezione della salma e non alla sua traslazione a Vicoforte. Peraltro, resta il giallo sull'intervento del Capo dello Stato. Possibile che Mattarella abbia agito senza sentire tutti gli eredi di casa Savoia? E come mai il piano di volo dell'aereo di Stato inviato dal Quirinale è stato secretato?

Dalla sua, Vittorio Emanuele, in un comunicato, ha annunciato che oggi sarà a Vicoforte insieme al figlio Emanuele Filiberto, la moglie Marina, la sorella Maria Pia e il nipote Serge di Jugoslavia.

A rendere omaggio ai monarchi, con loro, ci saranno le Guardie d'onore dei reali al Phanteon. D'altronde, nel documento, il Savoia lo dice chiaramente: le sepolture dei nonni sono «provvisorie». Segno che la battaglia tra parenti è tutt'altro che storia passata.

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