In attesa che possa diventare legge la regola del metro e mezzo, c'è chi scappa a chilometri di distanza. C'è chi ha la forza di scendere dal proprio autoarticolato dopo aver travolto e ucciso un uomo di 51 anni, controllato che tutto fosse a posto per poi darsela a gambe, senza provare il minimo imbarazzo. E non sarebbe neppure la prima volta.
In attesa che il metro e mezzo da tenere quando si sorpassa un ciclista diventi legge, arriva la notizia che è stato rintracciato in Germania il camionista che tre giorni fa ha travolto e ucciso Davide Rebellin, mentre era in bici lungo la strada Regionale 11, a Montebello Vicentino, senza fermarsi e riprendendo la sua marcia. È stato individuato il possibile responsabile dell'investimento, che era alla guida del suo camion rosso, con targa tedesca.
Ha 62 anni ed è in Germania, dove però non è stato arrestato perché secondo il codice penale tedesco non esiste il reato di omicidio stradale. Parliamo del nostro sistema giudiziario, ma anche quello teutonico non ci sembra un esempio di equità: soprattutto per un recidivo. L'uomo ha già commesso altre gravi infrazioni, tra cui un'altra fuga dopo un incidente e una guida in stato di ebbrezza con patente ritirata a Chieti, nel 2014.
I carabinieri sono arrivati a lui dopo aver lavorato senza sosta dal momento dell'incidente anche e soprattutto alle testimonianze dei presenti e alle telecamere della zona, prime fra tutte quelle del grande parcheggio del ristorante «La Padana» di Montebello, a poche decine di metri dal luogo della tragedia. Le immagini hanno immediatamente mostrato l'imponente veicolo rosso che entra nell'area di sosta del locale e ne esce dopo pochi minuti, passando vicino al corpo del campione. Secondo alcune testimonianze il camionista, dopo aver investito Rebellin, è sceso dal mezzo per poi risalire a bordo ed allontanarsi. Come ipotizzato dagli investigatori, l'autista ha poi immediatamente lasciato l'Italia, molto probabilmente utilizzando l'Autobrennero, ed è per questo che le autorità italiane hanno chiesto l'ausilio dell'Interpol. Gli interrogativi sono sempre gli stessi: si è accorto di qualcosa? Quando è sceso dal camion era consapevole di aver travolto qualcuno? Si è reso conto del corpo esanime di Davide Rebellin? Il suo andare via è stato una fuga o un semplice allontanamento perché a causa dell'angolo cieco non si è reso conto di quello che aveva fatto?
In ogni caso, l'autista che lavora per un'impresa di spedizione tedesca con sede a Recke (il camionista era arrivato in Italia quello stesso giorno per caricare merce all'interporto di Verona, ndr), fratello del titolare dell'impresa intestataria del tir, era già stato condannato - patteggiando la pena - a Foggia, nel 2001, per essere fuggito dopo un incidente senza prestare soccorso alle persone coinvolte.
Nel frattempo, le esequie di Davide Rebellin, già programmate a Lonigo per mercoledì mattina, sono state rinviate a data da destinarsi, e lo stesso vale
per l'autopsia: questo perché il magistrato ha messo sotto sequestro la salma dopo l'identificazione in Germania dell'autista del Tir. L'esame autoptico verrà effettuato dopo che saranno formalizzate le accuse all'autista.
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