Torna a salire il numero dei nuovi casi Covid in Italia che sfiora il milione dall'inizio della pandemia: oggi sono 35.098 (25.271 lunedì) con 217.758 tamponi effettuati (+70mila, dai 147mila circa del giorno prima). È quanto emerge dal bollettino di giornata del ministero della Salute che registra un nuovo record di decessi dallo scorso aprile a 580, erano 356 lunedì. Mai così tante le vittime nella seconda ondata: per la prima volta sono oltre 500. Per vedere un numero paragonabile di persone che hanno perso la vita occorre andare indietro al 15 aprile, quando i morti sono stati 578. Il picco di vittime è datato 27 marzo quando i decessi sono stati 969. Sempre in testa purtroppo la Lombardia che ha registrato 129 morti (lunedì erano stati 99) con il totale che sale a quota 18.571. Osservato speciale è Monza; sono 354 i pazienti ricoverati per Covid presso il San Gerardo di Monza, di questi, 34 sono in terapia intensiva, mentre sono 86 i ricoveri presso l'ospedale di Desio di cui 9 in terapia intensiva. Le Regioni che hanno registrato il maggior numero di nuovi casi sono dunque Lombardia (10.955), Piemonte (3.659), Veneto (2.763) e Campania (2.716). Gli attualmente contagiati salgono a 590.110 (+16.776) con 28.633 pazienti ricoverati con sintomi (+997) e 2.971 in terapia intensiva (+122). Sono in isolamento domiciliare oltre 558mila persone, mentre sono oltre 17mila i nuovi guariti o dimessi. Sono dunque 1.119 i pazienti ricoverati da lunedì, per un totale di 31.604, mentre sono 122 i pazienti in cura per il Covid-19 che dall'inizio della settimana sono stati ricoverati in terapia intensiva, portando così il totale a 2.971 unità. Aumentano i contagi in 24 ore, a fronte di molti più tamponi, senza avvicinarsi al picco del 7 novembre. «La curva epidemiologica sta deflettendo ha detto Gianni Rezza, direttore del dipartimento Prevenzione del ministero della Salute perché sta aumentando meno delle scorse settimane». Si tratta di andamento evidenziato anche dal rapporto di casi su tamponi che scende dal 17 al 16%. Se lunedì si trovavano 17 positivi ogni 100 test, ora se ne trovano 16. L'indice Rt (di trasmissione del virus) che è a 1,72 cresce più lentamente, come ha precisato il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro, posizionando il Paese (preso nel suo insieme) nello «scenario 3», quello a rischio elevato, ma non massimo. Bisogna però considerare che il monitoraggio «fotografa» la situazione fino al primo novembre, ossia prima dell'impennata della scorsa settimana. Adesso l'obiettivo è duplice: portare il valore di Rt sotto 1 ed evitare il collasso delle sistema sanitario, considerando che alcuni ospedali sono già al limite. Cresce infatti la pressione sui reparti Covid.
Ma arriva una dura critica da parte del presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta: «Il sistema è molto buono ma è stato costruito nella fase di discesa della curva epidemiologica ed è tecnicamente molto complesso anche per gli addetti ai lavori, oltre ad attribuire un ruolo preponderante all'indice Rt che presenta numerosi limiti. E strettamente legato a qualità e tempestività dei dati che vengono forniti dalle Regioni e il fatto che sia soggetto a numerosi passaggi istituzionali rallenta le decisioni.
In una fase di ascesa esponenziale della curva finisce per guardare l'epidemia più con lo specchietto retrovisore che non con il binocolo, che invece è quello che servirebbe per rallentare la corsa del virus con modalità di tipo preventivo», ha spiegato in audizione in commissione Affari sociali alla Camera.
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