I percettori di reddito di cittadinanza continuano a restare fuori dal mercato del lavoro. I dati fotografano non solo l'esclusione dei beneficiari del sussidio dal circuito degli occupati, ma anche i tempi lunghi della loro presa in carico da parte dei centri per l'impiego, dove si annida il fallimento della misura per il reinserimento lavorativo.
Secondo l'Inapp i destinatari dei sostegni di contrasto alla povertà, il Rei - reddito di inclusione - e poi il reddito di cittadinanza, hanno avuto solo in minima parte accesso a un servizio di attivazione verso l'occupazione. È il nodo delle politiche attive, l'anello di congiunzione da sempre troppo debole tra domanda e offerta, anche per l'inoccupabilità di una buona fetta delle persone che percepiscono i sussidi. La ricerca su un campione di destinatari delle misure rileva che ci vogliono oltre 4 mesi per la presa in carico da servizi sociali e centri per l'impiego. Cioè la fase più delicata di introduzione al mondo del lavoro per contrastare l'emarginazione. Ma solo la metà dei centri, il 51,6%, risulta in condizione di convocare entro i 30 giorni prescritti dalla norma i beneficiari della misura. «L'offerta di lavoro e di attività formative per i beneficiari del Rdc - si legge nella rilevazione - è il punto dolente. Solo una quota tra il 3% e l'8% a seconda del servizio, ritiene che la misura abbia prodotto risultati in termini di attivazione lavorativa e formativa». Un problema generato anche dall'abolizione dei punti di accesso rispetto al Rei che prevedeva la presa in carico immediata del richiedente il sussidio. Secondo lo studio, la platea dei beneficiari è composta in maggioranza da donne (60%), età media 49 anni, sole o con figli.
Il governo intanto lavora alla modifica del reddito che dal 2024 verrà mantenuto solo per una ristretta platea. Nelle prossime settimane il testo che darà una stretta al sussidio arriverà in Consiglio dei ministri. Si ragiona su un sistema che mantenga l'assegno per le famiglie nelle quali ci sono disabili, minori e anziani, ma lo riduca per poi toglierlo a quelle dove non ci sono soggetti fragili. Il problema resta l'occupazione di tutti coloro che smetteranno di prenderlo. Ora il percorso resta difficile, e la media di quattro mesi e mezzo per la presa in carico dal momento in cui viene accettata dall'Inps la domanda, espone il sussidio al rischio truffe.
La media scende di poco, a tre mesi e mezzo, al Nord e sale a cinque mesi e mezzo al Sud a causa dell'utenza più elevata. Con il Mia, la nuova misura che vuole introdurre l'esecutivo, si risparmierà oltre 2,5 miliardi l'anno, stima Susini Group, studio di Firenze per la consulenza del lavoro, ma «saranno a rischio di percezione del sostegno oltre il 23% degli attuali beneficiari del reddito di cittadinanza».
Quanto al mercato del lavoro, nel 2022 l'occupazione ha recuperato i livelli del 2019 con un aumento per i contratti a tempo indeterminato: sono stati attivati 8 milioni contratti di lavoro mentre ne sono cessati 7,6, con un saldo positivo di 441mila unità. Per i contratti stabili si registra una variazione netta positiva di 336.455 unità sul 2021 e di oltre 705.000 rispetto al 2019. Il dato è trainato dalle costruzioni.
Ma si registra un boom dei licenziamenti economici (+41%) con oltre 377mila uscite decise dal datore di lavoro. Un confronto però con un anno nel quale fino al 30 giugno era in vigore il blocco dei licenziamenti per la pandemia. Rispetto al 2019, quando i licenziamenti erano stati circa 500mila, sono in calo del 25%.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.