"Il redditometro non c'è più". Leo rassicura la maggioranza. Il Fisco sarà amico per tutti

Il viceministro: "Colpiremo solo i grandi evasori". Mes, l'Europa preme su Roma

"Il redditometro non c'è più". Leo rassicura la maggioranza. Il Fisco sarà amico per tutti
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Il cosiddetto redditometro «non esiste più». Il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo (in foto), al termine del Consiglio dei ministri di ieri ha ribadito che «è stato introdotto il nuovo accertamento sintetico 2.0, uno strumento che andrà a contrastare i grandi evasori in maniera chirurgica colpendo chi si nasconde dal fisco. Chiaramente, come già concordato con il presidente Meloni e con le forze di maggioranza, il provvedimento sarà migliorato in sede d'esame parlamentare del decreto correttivo con il contributo di tutti, così come abbiamo sempre fatto». Soddisfatta Forza Italia, che aveva presentato emendamenti ad hoc al dl Coesione. Dopo l'abolizione della sugar tax, «Forza Italia - ha spiegato il capogruppo al Senato Gasparri - risulta decisiva per mandare in archivio definitivamente il redditometro: non ci sarà uno strumento di vessazione dei contribuenti».

Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il primo decreto correttivo che introduce ulteriori modifiche all'adempimento collaborativo, intervenendo anche sul concordato preventivo biennale e rivedendo il calendario degli adempimenti. Leo ha sottolineato che non ci saranno «sanzioni per le imprese che ammettono, in via preliminare, eventuali violazioni con il fisco, ma nei casi di frode, non ci sarà nessuno sconto sulle somme dovute allo Stato». Altre modifiche - ha aggiunto - riguardano la ridefinizione dei termini per la presentazione delle dichiarazioni fiscali e dei relativi versamenti «con un ulteriore potenziamento della precompilata e del cassetto fiscale». La proposta di concordato preventivo biennale «potrà essere accettata entro il 31 ottobre» e non entro il 15 dello stesso mese, come precedentemente previsto.

Ieri, intanto, si è svolto a Lussemburgo il consiglio dei governatori del Mes, il fondo salva-Stati la cui modifica non è stata ancora ratificata dall'Italia. Oltre all'istituzione europea presieduta da Pierre gRamegna, anche il direttore dell'Fmi, Kristalina Georgieva, ha invitato il nostro Paese a dare l'ok perché esso «riduce il rischio di mancato accesso ai mercati in caso di crisi». Anche se è ancora aperta la discussione sulla revisione degli strumenti finanziari precauzionali che il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha sollecitato, l'Eurozona vorrebbe che l'Italia ratificasse ma il titolare del Tesoro ha ribadito che «attualmente non c'è una maggioranza in Parlamento».

Anzi, Giorgetti si è lamentato del fatto che l'ultimo Consiglio Ue di lunedì scorso abbia affrontato il tema dei ruoli apicali senza il consenso italiano. Gramegna ha, tuttavia, smentito. Giorgetti ha confermato le accuse.

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