Chiamatelo pure il malato d'Europa. Il Regno Unito paga un conto salato per la decisione di introdurre il lockdown solo il 23 marzo, ultimo fra i Paesi dell'Europa occidentale. Il «prezzo» altissimo delle scelte politiche di Boris Johnson sta tutto nel bilancio di 29.427 vittime annunciato ieri in via ufficiale dal governo. Si tratta del numero più alto di morti in Europa, di poco superiore all'Italia che conta 29.315 decessi e di molto superiore a Francia e Spagna che sono oltre i 25mila. Ma c'è di più. Secondo i dati sui decessi da Covid-19 riportati dall'Ufficio nazionale di Statistica, le vittime, già al 24 aprile, erano oltre 32mila (la somma dei 29mila morti in Inghilterra e Galles da una parte e degli altri in Scozia e Irlanda del Nord dall'altra). Il dato è fermo a dieci giorni fa, il che fa facilmente presumere che a oggi il Regno Unito abbia superato le 40mila vittime da coronavirus. Anche in termini relativi, rispetto alla popolazione, la Gran Bretagna sarebbe a questo punto il secondo Paese più colpito dopo il Belgio e seguito dall'Italia.
È un triste e pessimo record per il primo ministro britannico, unico leader mondiale a finire in terapia intensiva per il Covid-19 e che puntava a «un buon risultato, seppur orrendo» di 20mila morti, come sosteneva il consulente scientifico del governo Patrick Vallance. Anche qui hanno pesato la carenza di dispositivi di protezione adeguati per il personale sanitario, che ha fatto dilagare il virus in ospedali e case di cura, la promessa mancata di 100mila tamponi a settimana entro fine aprile e quel fatidico ritardo nella chiusura totale di pub e ristoranti quando tutti gli indicatori, già a metà marzo, dicevano che il Paese era solo due settimane in ritardo rispetto all'Italia. Ora il desolante sorpasso. Anche se - è bene precisarlo - l'Office For National Statistics considera morti con coronavirus anche i deceduti che non sono stati testati ma per cui il Covid-19 appare sul certificato di morte. L'Italia invece non registra i casi sospetti.
Così Johnson tira il freno sulla riapertura, dopo aver rischiato lui stesso la vita. «La curva si sta appiattendo, continuiamo così», è l'invito di Downing Street. Un segnale inequivocabile che la fine del lockdown, il cui annuncio era previsto domani, slitterà di almeno tre settimane, giorni in cui potrebbe crescere l'insofferenza degli inglesi. Insofferenza che potrebbe crescere dopo un caso eclatante. Il consulente scientifico del governo, l'epidemiologo dell'Imperial College di Londra, Neil Ferguson, artefice della svolta di Johnson a favore del blocco totale, si è dimesso per non aver rispettato il distanziamento sociale che tanto predicava. Si è scoperto che andava a fargli visita l'amante, la giovane Antonia Staats, sposata.
E lui era appena uscito da due settimane di quarantena dopo essere risultato positivo. «Ho agito convinto di essere immune - ha spiegato - Mi pento di aver sminuito il messaggio sul distanziamento sociale». Una figuraccia.
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