L'alternanza scuola lavoro va rivista e anche le norme sui risarcimenti devono essere cambiate. Il mancato indennizzo da parte dell'Inail alla famiglia di Giuliano De Seta, lo studente di 18 anni di Ceggia morto il 16 settembre scorso, schiacciato da una lastra di acciaio durante un'esperienza pratica in una fabbrica di Noventa di Piave, in provincia di Venezia, ha fatto finire sul banco degli imputati la norma, introdotta nel 2003, che prevede un periodo di formazione teorica in classe e uno di esperienza più pratica presso un'azienda o un ente in cui lo studente decide di svolgere il proprio percorso di orientamento, una prassi che ha come obiettivo ultimo quello di avvicinare i giovani al mondo del lavoro.
Dopo che i genitori del ragazzo hanno reso pubblica la vicenda, raccontando che non saranno risarciti dall'Inail perché la normativa vigente lo prevede soltanto per i capofamiglia, mentre Giuliano lavorava in azienda come stagista e non percepiva alcun reddito, il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara vuole che l'alternanza scuola-lavoro sia rivista. «Bisogna tutelare gli studenti e la loro vita. Stiamo lavorando per predisporre una normativa più giusta e più avanzata insieme al ministro Calderone», ha chiarito il titolare del dicastero di viale Trastevere.
La collega Calderone, del ministero del Lavoro, è sulla stessa linea, decisa a cambiare al più presto la normativa vigente sui risarcimenti ai familiari di chi muore durante il periodo di alternanza scuola-lavoro. «Lo faremo con il prossimo decreto a cui stiamo lavorando in questi giorni, primo veicolo normativo utile», assicura. Già il 12 gennaio è in programma un tavolo tecnico sulla sicurezza sul lavoro e sui correttivi più urgenti alla normativa. Vi parteciperanno tutte le parti sociali e datoriali, i ministri dell'Università e quello dell'Istruzione, l'Inail e l'Ispettorato nazionale del Lavoro. «Quando muore un giovane durante un periodo di alternanza scuola-lavoro in azienda è una grave sconfitta per il sistema creato a protezione della vita di ogni lavoratore», spiega Calderone, esprimendo vicinanza alla famiglia del ragazzo morto in Veneto. «Come ministro del Lavoro e delle Politiche sociali e come mamma, sono consapevole che nessun risarcimento economico potrà mai lenire il loro dolore. Ma a questo si aggiunge anche il senso di profonda ingiustizia che deriva dal vulnus normativo esistente che consente il risarcimento economico ai familiari solo quando a subire l'infortunio mortale è il principale percettore del reddito. Questa regola è vigente da troppo tempo per sopravvivere ancora nel nostro ordinamento e ha riguardato tante altre famiglie in questi anni», conclude il ministro. Il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, parlamentare dell'Alleanza Verdi Sinistra, vorrebbe che sul tema fosse istituita una commissione d'inchiesta. «Non credo di essere il solo a provare rabbia e indignazione. Secondo l'Inail la vita di Giuliano De Seta non valeva niente. Non valeva niente perché era uno studente e non guadagnava soldi, per questo la sua famiglia non riceverà alcun risarcimento. Non valeva niente perché era l'ultimo degli ingranaggi di una macchina che deve avere come centro la produttività», attacca Frantoianni. La Cgil plaude all'annuncio del governo di rivedere i percorsi di alternanza. «Occorre accelerare e non fermarsi agli annunci», afferma il segretario confederale Christian Ferrari.
Intanto il prossimo 10 marzo partirà il processo nei confronti delle quattro persone indagate per la tragedia: il titolare della ditta, Luca Brugnerotto, la preside dell'Itis Da Vinci di
Portogruaro, Anna Maria Zago, il responsabile della sicurezza Sandro Boron e il tutor Attilio Sguerzi. Il no dell'Inail non esclude comunque la possibilità per i genitori di Giuliano di ottenere un risarcimento dall'assicurazione.
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