Renzi boccia Conte: "Chiederemo di cambiare il Dpcm"

Matteo Renzi boccia l'ultimo Dpcm: "Va modificato. La cultura non si tocca". Zingaretti: "Non è serio chi è nel governo e fa opposizione"

Renzi boccia Conte: "Chiederemo di cambiare il Dpcm"

Anche Matteo Renzi si aggiunge alla schiera dei critici del nuovo decreto targato Conte. Con l'"aggravante" che il leader di Italia Viva fa parte del governo che quel decreto l'ha avallato. “Serve far funzionare in modo efficiente e sicuro la macchina dei test, non chiudere i teatri e i ristoranti che rispettano le regole, perchè questo crea un effetto a catena in tanti settori”, bacchetta Renzi sulla sua Enews. “Chiederemo al premier di modificarlo. Al teatro e al cinema non si rischia", tuona il senatore. Dura la replica del segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che difende a spada tratta le misure anti-Covid e attacca i ministri dissidenti. "È intollerabile chi ha i piedi in due staffe - attacca Zingaretti - non è serio sedere al tavolo del governo e poi fare opposizione il giorno dopo".

Renzi boccia il Dpcm

Non solo critiche feroci per il giro di vite eccessivo. Il leader di Italia Viva mette in dubbio anche la reale efficacia delle misure restrittive contenute nel Dcpm. "Va bene rinunciare a molte libertà per il virus - sostiene - Ma chiudere i luoghi di cultura e di sport è un errore: è più facile contagiarsi sulla metropolitana che a teatro". Nel mirino del senatore "la parte su ristoratori, luoghi di cultura e attività sportiva". E si dice “stupito” delle dichiarazioni del Ministro della Cultura, Dario Franceschini, che ha “giustificato la chiusura dicendo che dobbiamo salvare vite umane. Ma basta essere andati al cinema o al teatro, in queste settimane, per capire che non sono posti dove si rischia di morire, ma dove - anzi - si impara a vivere meglio. Chiudere i luoghi di cultura e di sport è, invece, un errore: è più facile contagiarsi sulla metropolitana che a teatro”. Nonostante la sua contrarietà alle misure imposte dal governo, Renzi assicura che le rispetterà: "Si possono condividere o no le regole, ma il principio è semplice: rispettarle è un dovere di tutti. Punto".

La petizione per modificare il Dpcm

Ma il leader di Italia Viva non risparmia la stoccata finale sulla dubbia trasparenza delle decisioni del premier Conte. "Mentre si chiedono (ancora) sacrifici, sarebbe molto utile, secondo me, che il governo chiarisse questi punti. E ci spiegasse quali sono i dati scientifici e le analisi sui quali si prendono le decisioni: i dati scientifici, non le emozioni di un singolo ministro", punge il senatore che annuncia il prossimo passo del suo partito. “Alcuni amici hanno lanciato una petizione per tenere aperti i luoghi di cultura e le palestre. In Parlamento, chiederemo che il Presidente Conte valuti di seguire la stessa strada intrapresa dal Presidente dell’Alto Adige, che ha firmato un’ordinanza che prevede che i ristoranti siano aperti fino alle 22. Per quanto riguarda la ristorazione, è bene ricordare che i dati Istat- che mettono insieme alberghi, ristoranti e bar - ci dicono che il valore aggiunto 2019 di questo aggregato è di 64 miliardi di euro, quasi equivalente a quello di tutto il comparto edilizio”.

Zingaretti bacchetta i ministri "dissidenti"

Sprezzante, dopo l'affondo del senatore, il segretario del Pd Nicola Zingaretti che non gli perdona l'ennesimo "tradimento". "È sempre stato sbagliato, ma ora stare con i piedi in due staffe è eticamente intollerabile. In gioco c'è la vita delle persone. L'Italia si aspetta da chi ha responsabilità di governo serietà e autorevolezza", tuona contro i "dissidenti". "Vedo molti distinguo da esponenti di governo o di forze di maggioranza, addirittura iniziative politiche che reputo incomprensibili - prosegue il leader dem - penso non siano mai stati seri quei paritti che la sera siedono ai tavoli del governo e la mattina organizzano le opposizioni alle decisioni prese. Stare con i piedi in due staffe lo reputo eticamente intollerabile". E nell'intervento dalla direzione del partito difende, piccato, le decisione del premier. "Le misure hanno una ragione.

Per fermare il Covid dobbiamo tornare a limitare la circolazione degli individui e le occasioni di incontro sena tornare a un lockdown, stando vicino a chi pagherà un prezzo economico e produttivo per questi giorni che possono salvare l’Italia, portarla fuori dall’incubo”.

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