Renzi al contrattacco della toga di Firenze

L'ex premier: "Il pm Turco non ha distrutto atti che mi riguardavano"

Renzi al contrattacco della toga di Firenze

Nell'ambito di quello che insigni giuristi hanno definito un «processo alla politica», arriva una nuova puntata che riguarda proprio il rapporto tra la politica e la magistratura. Il leader di Iv Matteo Renzi ha presentato un esposto al Procuratore di Genova, in merito alla possibilità che almeno una parte del «materiale» inviato dal pm Luca Turco al Copasir contenga, in fin dei conti, gli stessi «documenti» che la Cassazione, con un atto che risale peraltro a febbraio scorso, aveva di fatto già disposto di «estromettere dal fascicolo». Si tratterebbe insomma di materiale che non sarebbe dovuto finire al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Quello che è presieduto dal senatore Adolfo Urso. Se non altro per via di quanto deciso ai tempi dalla Suprema Corte. L'ex presidente del Consiglio ha sottolineato che «lo scorso 8 marzo 2022, il Procuratore aggiunto presso la Repubblica di Firenze, dottor Luca Turco, avrebbe inviato al Copasir materiale d'indagine del procedimento sulla cosiddetta Fondazione Open...». Poi l'accusa, che comunque tiene conto dei condizionali: «Ove questa informazione risultasse corretta, infatti - aggiunge il fondatore d'Iv - saremmo davanti ad un atto gravissimo». Prima ancora di chiedere di essere sentito dalla Procura, l'ex premier elenca una serie di motivazioni: «L'invio ai membri del Copasir arreca un danno ingiusto al sottoscritto perché - in violazione di un preciso ordine della Suprema Corte - veniva fatto circolare materiale illegittimamente acquisito, che doveva essere restituito al proprietario, senza alcuna possibilità di conservazione da parte dell'Ufficio che - incalza Renzi - anzi, avrebbe dovuto ordinare la distruzione delle copie in suo possesso».

Ma non è tutto.

Il leader politico, all'interno dell'esposto che è stato inoltrato a Genova, sciorina poi considerazioni ulteriori: «Il Procuratore sapeva che quel materiale andava distrutto, sapeva che riguardava (anche) il sottoscritto, sapeva che avrebbe creato un pregiudizio alla mia persona e alla mia attività politica, oltre che alla mia reputazione professionale». In chiusura, c'è una richiesta specifica: dopo un' elencazione delle fattispecie che potrebbero interessare il caso, Matteo Renzi ha domandato «espressamente» di essere «sentito».

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