Mentre il premier Conte rivendica l'accordo «storico» in Europa sul Recovery fund, in casa c'è Renzi che alza il tiro sul governo. Il fantasma della «crisi» viene evocato ancora, soffia sulle insofferenze di parte della maggioranza e viene rilanciato dalle colonne di El Pais. Fibrillazioni continue che spingono il premier Conte a offrire un «confronto» singolo e poi «collegiale» con le forze che lo sostengono per sminare il percorso del governo da incidenti. Una «verifica» per blindare la maggioranza.
Il leader di Italia viva Matteo minaccia da giorni la tenuta dell'esecutivo. Ieri ha lanciato la bordata dal quotidiano spagnolo: «Se Conte vuole pieni poteri come li chiese Salvini, io dico di no. In quel caso ritireremo l'appoggio al governo». Il nodo è la gestione delle risorse in arrivo dall'Europa: o Conte ritira la cabina di regia manageriale sulla governance dei fondi, o Italia viva potrebbe far mancare l'appoggio al governo. Non è un «problema di posti nel governo», dice Renzi, che pure «sono stati offerti», ma «il meccanismo di dibattito previsto dalle regole istituzionali non può essere sacrificato con un piccolo accordo. Non posso accettarlo». E ricorda: «Siamo decisivi per il governo». Non solo. L'ex premier non esclude un possibile governo alternativo: «Scommetto sulla presenza di un'ampia maggioranza parlamentare».
Il presidente del Consiglio risponde alle tensioni mettendo sul tavolo un confronto «nelle prossime ore e nei prossimi giorni con le singole forze politiche di maggioranza e poi collegialmente». Ma «per andare avanti dobbiamo essere trasparenti, ci sono delle istanze molto critiche, dobbiamo capire cosa nascondono, quali obiettivi». Il premier ribadisce di avere «piena responsabilità e consapevolezza di questo incarico e sono pienamente edotto del fatto che andrò avanti se ci sarà la fiducia di ogni forza di maggioranza».
I dem, nonostante l'insofferenza crescente di una parte del Pd per la gestione Conte, puntellano il premier e attaccano Renzi. Il segretario Nicola Zingaretti smorza le minacce renziane invocando «un impegno corale». Rinvia all'ex premier le accuse di pieni poteri, Andrea Orlando: «Mi auguro che la vicenda di queste ultime ore non produca un Papeete natalizio: credo che questo Paese non ne abbia bisogno. Ma se dovesse essere così, dovremo utilizzare la legge elettorale che c'è». E ricorda che di maggioranza non ne esiste una «alternativa» all'attuale. Ma va anche detto che «Conte è il capo di una maggioranza e deve farsi carico della coesione di questa maggioranza. Abbiamo chiesto a Conte una verifica del programma. Abbiamo la pretesa di avere un punto di vista dentro la coalizione ma abbiamo sempre cercato di farlo valere attraverso la mediazione. Tutte le forze politiche devono dire cosa vogliono fare nei prossimi passaggi. Io rischi ne vedo molti, i leader tirano la corda ma poi le corde si spezzano».
A blindare il premier il Movimento 5 stelle col ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: «È irresponsabile attaccare il governo di cui si fa parte, per di più da un quotidiano estero, minacciando addirittura una crisi mentre il Consiglio Ue è ancora in corso e l'Italia sta facendo valere le proprie ragioni. Questo vuol dire indebolire deliberatamente l'Italia a livello internazionale».
Rincara il sottosegretario pentastellato Riccardo Fraccaro: «Sul Piano ci sarà la massima condivisione, è quindi del tutto fuori luogo dire che si voglia scavalcare il Parlamento lanciando ricatti e diktat inaccettabili per giunta dalle pagine di quotidiani stranieri».
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