Renzi a Mosca già prevede un flop

Il premier chiede di evitare le domande dopo il vertice con Putin. Per coprire l'atteso vuoto di risultati

Renzi a Mosca già prevede un flop

Per la prima volta negli ultimi vent'anni un premier italiano rischia di chiudere una visita a Mosca senza ottenere alcun risultato apprezzabile. Contro Matteo Renzi, in Russia domani per vedere il capo del Cremlino, Vladimir Putin, c'è la crisi profonda che attraversa da mesi l'Europa orientale, ma ci sono soprattutto goffe manovre sul piano diplomatico - troppo goffe per passare inosservate. A partire dal cerimoniale previsto per il vertice: secondo Yuri Ushakov, portavoce veterano del Cremlino, gli italiani hanno chiesto ai loro ospiti di evitare le domande dei giornalisti dopo l'incontro con Putin. Una richiesta stravagante, un segnale di tensione, un sistema poco ortodosso per evitare il confronto pubblico sui temi all'ordine del giorno.

Renzi arriva a Mosca con un'agenda d'emergenza: da una parte l'offensiva degli islamisti in Libia, dall'altra la catastrofe umanitaria nelle province della Siria e dell'Irak - una catastrofe che si ripercuote anche sul nostro paese. Il capo del governo potrebbe chiedere a Putin di sostenere una risoluzione dell'Onu sulla fornitura di armi a gruppi libici capaci di portare a termine la lotta contro l'Isis, lasciando agli eserciti di Italia, Francia ed Egitto il compito di sorvegliare le coste del paese con un blocco navale. È il lavoro di mediazione che altri premier hanno portato a termine negli anni passati, il problema è che i rapporti fra Roma e Mosca sono precipitati nell'ultimo anno - e la crisi in Ucraina è solo una delle ragioni.

Quella di domani è la prima visita a Mosca per Renzi, nota il sito di analisi stranaeuropa.it : il premier sinora ha stretto legami con Azerbaigian, Kazakhstan e Turkmenistan, paesi del vecchio blocco sovietico che possono avere un ruolo importante nei rifornimenti energetici, ma hanno poco da offrire – poco davvero - quando si tratta di partnership più ampie. Il nuovo orientamento del governo italiano non riscuote certo consensi fra le mura del Cremlino, e difficilmente sarà di aiuto a Renzi nei colloqui con Putin. Per ricucire lo strappo e convincere la Russia a muoversi verso le posizioni dell'Italia e dell'Unione europea, Renzi sfrutta la logica dello scambio. «Sto provando a far passare un messaggio – ha detto nei giorni scorsi - Se la Russia torna al tavolo della comunità internazionale saremmo tutti più tranquilli, ma per andare al tavolo è chiaro che Putin deve uscire dall'Ucraina». Insomma: il Cremlino dovrebbe rinunciare in fretta alle priorità di sicurezza nazionale che riguardano l'Ucraina, per affrontare insieme all'Europa la lotta contro il terrorismo. È la stessa strategia che il presidente americano, Barack Obama ha cercato di usare nei suoi primi anni alla Casa Bianca, con risultati che oggi sembrano fallimentari.

A Mosca Renzi dovrebbe fermarsi per un momento sul luogo in cui è stato ucciso Boris Nemtsov, il politico di opposizione morto sabato con quattro colpi di pistola nella schiena. Ieri, alla camera ardente, e poi più tardi al funerale nel cimitero Troekurovskoe – lo stesso in cui è sepolta la giornalista Anna Politkovskaya - migliaia di russi hanno portato l'ultimo saluto a questo pensatore liberale, muscolare, conosciuto per le battaglie civili sin dai tempi di Eltsin. Fra loro l'ambasciatore italiano, Ragaglini, i rappresentanti degli Stati Uniti e di molti paesi europei, nonché il vicepremier russo Dvorkovich. Non c'era la bella Anna Duritskaya, la modella che era al fianco di Nemtsov al momento dell'omicidio, interrogata a lungo dalla polizia e tornata in Ucraina, il suo paese d'origine, poche ore prima del funerale. Duritskaya continua a ripetere di non avere visto nulla, il che fa crescere le ombre e i sospetti sull'omicidio.

«Ritengo che Nemtsov sia stato ucciso dai servizi segreti su ordine delle autorità politiche del paese», ha scritto sul suo blog Aleksei Navalny, altro volto noto dell'opposizione. Ma gli investigatori seguono altre piste che portano in Ucraina e nel Caucaso.

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