Roma - La carta della disperazione. È quella che ha giocato ieri il segretario del Pd, Matteo Renzi in incontro a Roma presso l'istituto Massimo dei padri gesuiti. «Voglio dire qui alle donne e agli uomini del mondo cattolico, alle persone che vivono le parrocchie e le realtà associative, di riflettere: siamo ad un bivio perché il centrodestra non è a trazione moderata», retto «dagli amici di Marine Le Pen», ha detto.
Eppure prima di lanciarsi nell'appello Renzi ha ricordato di aver avuto «punti di discussione con una parte importante del mondo cattolico» come su unioni civili e biotestamento, non nascondendo che tale divergenza «probabilmente vedrà una frattura almeno con una parte del mondo cattolico italiano». Insomma, l'appello è risuonato palesemente fasullo avendo rivendicato la questione di fiducia su due leggi che hanno fatto strame della tradizione cattolica e moderata italiana e che hanno esteso le prerogative del «sacro vincolo del matrimonio» alle unioni omosessuali. Non contento di tutto questo, Renzi ha messo la propria faccia su un altro provvedimento che consente a ogni cittadino di disporre della propria vita, aprendo moderatamente a una sorta di suicidio assistito ove il medico, trovandosi dinanzi alle volontà del paziente, non opti per l'obiezione di coscienza. Obiezione di coscienza avversata dall'alleata numero uno di Renzi, Emma Bonino, abortista, eutanasista e anticlericale.
E che dire della senatrice Cirinnà, prima firmataria della legge sulle unioni civili che promette di proseguire la propria battaglia per la stepchild adoption, cioè per l'utero affittato alle coppie omosessuali affinché possano «comperare» la genitorialità come si compra una pizza in un supermarket? Ma che Matteo Renzi sia in palese confusione pre elettorale lo dimostra anche quanto dichiarato ieri al Mattino. «È l'occasione per seguire il suggerimento che a suo tempo diede il grande Indro Montanelli: Turatevi il naso e votate Pd», ha affermato prendendo a prestito l'invito ai suoi lettori del fondatore del Giornale per le elezioni del 1976 allorquando indicò la Dc come unico baluardo anticomunista. L'unico desiderio di Renzi, infatti, è uscire dal voto del 4 marzo come leader del primo partito, circostanza assai difficile visto che gli ultimi sondaggi lo davano in ritardo di almeno 4 punti dai Cinque stelle.
Ecco perché ieri l'ex premier ha speso tutte le sue ospitate televisive per attaccare gli avversari. «Berlusconi ha fatto una scelta estremista, non quella del Ppe, come suggerito da Merkel, ma ha scelto di allearsi con chi vuole uscire dall'euro», ha rimarcato a Mezz'ora in più. Di qui il niet alla Grosse Koalition. «Il Pd non può stare né con il centrodestra né con il M5s, confermo che noi non faremo un accordo con gli estremisti», ha aggiunto. Mentre a Non è l'arena ha sottolineato di non pensare a un governissimo con il Cav. «Si è appena fidanzato con Salvini, che fa? Rompe subito il fidanzamento?», ha proseguito pur ribadendo che un accordo sul modello Nazareno per le riforme istituzionali «lo rifarei domattina».
Renzi ieri ha detto tutto e il contrario di tutto. Ha sostenuto la politica restrittiva nei confronti degli immigrati irregolari del ministro Minniti, ma ha ribadito che chi rischia prendendo il mare va salvato.
Da una parte ha affermato che «Gentiloni potrà giocarsi le sue carte per il futuro», dall'altra parte è stato sempre evasivo sulla personalizzazione della campagna elettorale che ha fatto ombra agli altri personaggi di punta. «Ha peccato di arroganza?», gli ha chiesto ieri Giletti. «A volte sì», ha risposto. E forse è stato l'unico barlume di sincerità in una giornata piena di contraddizioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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