Renzi non ci sta: "Sono sconcertato..."

Renzi non ci sta: "Sono sconcertato..."

Le parole nascondono a stento l'ira. Vera. Michele Boccardi, presidente asso-eventi di Confindustria, parla a nome di quegli imprenditori impegnati nel turismo (dagli alberghi ai ristoranti, agli eventi), un settore da 80 miliardi di euro di fatturato, e non ha dubbi nel bocciare l'ultimo creatura data alla luce, al solito a notte fonda, dal governo: «Il decreto è una schifezza. Hanno partorito un topolino. Quelli che lavorano nel mio settore non hanno bisogno né di fare altri debiti, né di prestiti: ed è ancora più schifezza se si pensa che se la fase due tarda a venire, figurarsi la fase tre o la fase quattro, quella che dovrebbe riguardare noi. In queste condizioni, anche volendo, come potremmo ridare indietro i soldi visto che alla fine dell'anno avremo ricavi e fatturato zero? Per noi parole come debito o credito di imposta sono parole vuote. L'unica strada per salvare il settore è un contributo a fondo perduto, sull'esempio tedesco. Contributo che non avrebbe neppure bisogno di copertura, visto che nel fondo europeo per il turismo per gli anni 2014-2020, restano ancora sette miliardi di euro non spesi nel 2019. La Lagarde ha già fatto sapere che non li rivuole indietro. Per cui ci sono quei 7 miliardi pronti che la Ue dava proprio a fondo perduto. Basterebbe mutare solo la destinazione. Il problema è che al governo queste cose non le sanno».

Ci risiamo mentre il governo decide altri 14 giorni di lockdown (fino ai primi di maggio) e gli imprenditori non sanno dove sbattere la testa, la parola chiave nell'Italia dell'epidemia è «incompetenza». Solo che in tempi normali l'incompetenza fa solo perdere grandi occasioni; in piena emergenza, nella crisi economica più pesante dal 1945 oggi, invece, l'incompetenza mette a repentaglio la sopravvivenza. E, a quanto pare, nell'emergenza economica, il governo giallorosso rischia di ripetere ritardi, errori e contraddizioni che hanno caratterizzato l'emergenza sanitaria, quella strategia che non ha impedito che più di 18mila persone (a oggi) perdessero la vita. La sceneggiatura dell'operato del governo è sempre la stessa: vertici e riunioni notturni; dialogo tra sordi non solo con l'opposizione, ma anche con pezzi della maggioranza; il solito rimpiattino tra Palazzo Chigi, Mef e ragioneria dello Stato; e, infine, firma del decreto a notte fonda al Quirinale. Questo è un esecutivo che sembra lavorare solo di notte: il problema è che non dovrebbe fare spettacolo come il fortunato varietà di Renzo Arbore Quelli della Notte - ma dovrebbe governare. E purtroppo i provvedimenti che vara ne risentono. Sembrano fatti al buio: di nome e di fatto.

Nell'ultimo decreto, ad esempio, non è chiaro come poco più di 2 miliardi di euro (1,5 nel decreto precedente e 800 milioni nell'ultimo) possano fare leva per arrivare a un impatto di 400 miliardi. Come pure al di là della proroga del lockdown non c'è uno straccio di piano sui tempi e i modi della riapertura. La strategia punta tutto sull'immagine, più che sull'efficacia delle misure. Osserva un Renato Brunetta sul piede di guerra: «Parlano di fantamiliardi e di crediti senza coperture. Si naviga a vista pure sulla fase due. Non c'è ancora uno straccio di manovra di scostamento dal bilancio. È un imbroglio contenuto in un decreto di 100 pagine, quasi più lungo di Guerra e Pace. La cabina di regia con l'opposizione era solo una farsa per evitare il rischio Draghi. Questo strategia è il frutto della logica 5stelle che punta solo all'effetto mediatico mista ad autoritarismo arrogante e cialtronesco: lo sbocco uno è uno stato sovietico-burocratico nel quale si riconosce la cultura grillina, la peggior cultura comunista e la peggiore Cgil».

Un'analisi spietata, crudele. Ma che ha un senso, visto che pure le critiche di pezzi della maggioranza non sono meno severe. Matteo Renzi si morde le labbra. Evita interventi pubblici sull'argomento per amor di maggioranza. Ma in privato con i suoi non è meno duro: «Non ho parole. Sono sconcertato. Nell'emergenza economica, stanno ripetendo i ritardi e le contraddizioni di quella sanitaria. Il governo non ha fatto nulla di ciò che gli avevamo consigliato: gli avevamo chiesto liquidità per le imprese e di evitare lungaggini nelle istruttorie bancarie. Invece, niente. Inoltre Conte non ci pensa proprio a dare il via, sia pure gradualmente e in sicurezza, alla fase due della riapertura. Altro errore. Così ora il governo rischia un rinculo».

Già, nelle incongruenze della strategia del premier per la fase due, si rivedono l'insicurezza e il disorientamento delle prime settimane dell'epidemia. «Noi siamo fermi confida il leghista Stefano Candiani, uno degli uomini ombra di Matteo Salvini mentre gli altri Paesi si muovono. Se si paragonano i dati del consumo energetico della Germania con i nostri dell'ultimo mese, ci si accorge che loro hanno fatto -6% mentre noi -27%: cioè noi abbiamo spento i motori del nostro sistema produttivo, mentre loro li hanno tenuti accesi. E mentre la Merkel ha messo sul piatto 700 miliardi di soldi veri, i nostri sono solo proclami: è il solito vezzo mussoliniano di far marciare il Paese al passo dell'oca ma con le scarpe di cartone».

Appunto, siamo in grossi guai. E, al solito, la regia grillina tenta di individuare nuovi capri espiatori. Delle défaillance nell'emergenza sanitaria per coprire Conte il meccanismo mediatico-giudiziario cinque stelle ha messo sul banco degli imputati il governatore lombardo Fontana: Conte si è levato le mani delle responsabilità del focolaio di Alzano dicendo che la Regione era libera di decretarne la chiusura, proprio lui per scoprirne la logica contraddittoria che negli stessi giorni impugnava l'ordinanza di chiusura delle scuole del governatore delle Marche (Pd) davanti la Consulta, il tempo di averne ragione e assumere la stessa decisione a livello nazionale giorni dopo. Ora, nel mirino di Di Maio e compagni per i ritardi nella gestione della crisi economica, c'è finito un vecchio bersaglio, il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera. Per coprire la propria incapacità il grillismo di governo, sta riproponendo il vecchio giallo della «manina e della manona».

È evidente che così non si può andare avanti.

Così un amico del premier, Gianfranco Rotondi, per salvare capra e cavoli si lascia andare con un pizzico di ironia a «interessate» suggestioni: «L'unica ipotesi possibile per superare l'attuale equilibrio dice - è un nuovo governo Conte: un Conte Ter con tutti dentro, magari con Renzi agli Esteri e Salvini all'Interno. In questo modo verrebbe fuori che l'unico che capisce di politica è Rocco Casalino». Siamo al colmo: immaginate uno che va a inventarsi per tenere Conte a Palazzo Chigi.

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