Merita un posto di rilievo tra i «grandi elettori» Clemente Mastella. Il sindaco di Benevento è entrato in Parlamento molto giovane e sulle votazioni per il Colle può considerarsi un'autorità.
Qual è stato il primo presidente che ha votato?
«Ero già parlamentare quando è stato eletto Pertini. Ma non l'ho votato».
Perché?
«Ero rimasto male su alcune sue dichiarazioni contro Aldo Moro».
Quindi il primo che ha contribuito a eleggere è stato Cossiga.
«Fui attivissimo affinché fosse eletto al primo scrutinio».
E con gli altri come andò?
«Ero titubante su Ciampi. I pettegolezzi sulla sua presunta vicinanza alla massoneria mi infastidivano. Poi un alto prelato mi rivelò che era un credente appassionato. E mi convinsi. Da allora io e mia moglie siamo sempre stati vicini a lui e soprattutto alla moglie Franca. All'elezione di Napolitano volevo dimostrare che il mio partito (l'Udeur, ndr) poteva essere se non determinante comunque un attore dell'elezione. E feci arrivare a Giuseppe De Rita 54 voti».
E come finì?
«Finì che Napolitano si preoccupò e chiamò De Rita. Il quale gli disse che era tutta opera mia».
Vede più analogie o differenze tra quest'elezione e quelle cui ha partecipato?
«Vedo molte differenze. A iniziare dal ruolo dal fatto che i gruppi parlamentari sono meno controllabili. Ci saranno più franchi tiratori che elettori leali. E poi manca la personalità politica riconosciuta come autorevole da tutti. Ma la differenza più importante è un'altra: è la prima volta che il centrosinistra non ha la maggioranza per condurre il gioco».
Renzi sostiene che Draghi può andare al Colle ma chi lo eleggerà deve innanzitutto assicurare un governo per far finire la legislatura. Quale di queste due cose è la più difficile?
«Mi mette tristezza pensare che il Paese abbia bisogno di un uomo della Provvidenza. Nemmeno Draghi, che sta facendo ottime cose, è insostituibile. Un governo si potrà sempre fare. Però a Renzi voglio dire una cosa».
Prego.
«Vorrei ricordare al leader di Italia viva che un'intesa tra le forze di centro è possibile e soprattutto metterebbe la parola fine a questa stagione di bipolarismo esasperato. Altrimenti deve fare un accordo con Pd e Cinquestelle. E in caso non riuscisse nemmeno a fare questo non deve precludersi l'idea di appoggiare Berlusconi. Perché proprio l'elezione del leader azzurro porterebbe a un superamento del sovranismo e a un rafforzamento dell'area di centro. Lo dico da politologo non da politico».
A proposito di Berlusconi, si rincorrono voci che nel Pd si sia disposti ad abbandonare l'aula dopo il terzo scrutinio, qualora prendesse corpo una sua elezione al quarto scrutinio.
«Fossi in Letta ci penserei bene prima di arrivare a un simile passo. Nonostante la sua origine politica (Partito popolare, ndr) potrebbe essere tacciato di doppiezza togliattiana. Quando i voti di Berlusconi servivano per sorreggere il suo governo erano voti buoni e ora no? Non partecipare al voto è una cosa costituzionalmente poco elegante».
A proposito di candidature, quali donne hanno il prestigio per essere candidate?
«Non dobbiamo eleggere una miss! Sono tante le donne all'altezza. Ma non è obbligatorio candidarle perché donne.
Negli Stati Uniti la Clinton ha perso la sua sfida contro Trump. E in Francia, finora, non è mai stata eletta una donna. Non che mi faccia piacere questo stato di cose, per carità! Ma il sesso del candidato non può essere un motore per l'elezione».
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