Il presidente del Consiglio riparte con le promesse. "I soldi in meno della Tasi/Imu saranno restituiti integralmente ai Comuni. E il tuo bravo sindaco saprà farne prezioso uso". Così Matteo Renzi risponde su l’Unità a un lettore di Trento perplesso nella rubrica che il premier cura il sabato. "Smettere di tassare la prima casa - osserva il capo del governo - è giusto e anche equo in un Paese dove l’81% degli italiani ha sudato per acquistarsi un’abitazione".
Intanto, però, nella relazione sulla finanza locale la Corte dei Conti scrive che "nell’ultimo triennio c’è stato un incremento progressivo della pressione fiscale" comunale, passata dai 505,5 euro 2011 ai 618,4 euro pro capite 2014. I livelli massimi di riscossione tributaria" si registrano nei Comuni con più di 250mila abitanti, dove arriva a 881,94 euro a testa. Tra il 2010 e il 2014, i Comuni hanno subito tagli per circa "8 miliardi", compensati da "aumenti molto accentuati" delle tasse locali "per conservare l’equilibrio in risposta alle severe misure correttive del governo". Così la Corte dei Conti nella relazione sulla finanza locale. Oggi il peso del fisco è "ai limiti della compatibilità con le capacità fiscali locali".
Ma torniamo a Renzi e alle sue promesse."Cercheremo di fare meglio al Sud", promette il premier a un lettore affrontando il delicato tema del sistema creditizio nel Meridione: "Sulle forme di finanziamento di imprese innovative nel Mezzogiorno abbiamo fatto molte cose buone con i contratti di sviluppo e Invitalia. Adesso è fondamentale sbloccare i progetti incagliati, da Ilva a Bagnoli, dalla Sicilia a Reggio Calabria, per dare il segno concreto che finalmente la musica è cambiata".
Non perde l'occasione, Renzi, per puzecchiare i sindacati: "Noi ci siamo. E spero che stavolta i sindacati accettino la sfida: una buona legge sulla rappresentanza potrebbe aiutarli a vincere la crisi che sta fortemente minando la rappresentatività delle organizzazioni. Oggi anche nel sindacato c’è troppa burocrazia. E girano più tessere che idee".
Sul tema delle riforme, per Renzi c'è una priorità assoluta: "Per me decisivo è abolire il bicameralismo paritario e semplificare le Regioni. Se portiamo a casa questa che è la madre di tutte le riforme, a quel punto avremo davvero svoltato". A un lettore che lo invita a fare un Senato delle province e rendere le Regioni enti di secondo livello, il segretario risponde: "Non sei l’unico a pensarlo. E l’iniziale proposta sul Senato partiva dai 110 comuni capoluogo. Ormai però il percorso parlamentare ha preso un’altra strada".
Capitolo scuola. "Il processo della Buona scuola è appena partito - scrive Renzi -. Centomila assunzioni, la card del professore, l'autonomia, le deleghe, i denari per l'organizzazione e la formazione, l`alternanza scuola-lavoro. Si tratta di sfide difficili ma molto belle". E il premier sottolinea di "credere davvero molto nell'autonomia".
Inevitabile un accenno al tema della riforma Rai e alle tensioni in seno al Pd, con i diciannove dissidenti che in Senato hanno votato insieme alle opposizioni. "Sai qual è l’unica cosa che mi fa male, compagno? - risponde Renzi a un lettore -. Che questi atteggiamenti di pochi parlamentari feriscono l’intera comunità del Pd, i militanti o i volontari della Festa dell’Unità. Non è giusto violare le normali regole democratiche di un partito. Ma nessuna espulsione, per carità. Andiamo avanti". Quanto alla "geografia" interna del Pd, "non generalizzerei bersaniani, renziani o altri. Il Pd - spiega Renzi a un altro lettore - si divide in persone che vogliono fare e che ci credono e persone che si occupano solo di cordate. Ce ne sono in tutte le aree, in tutte le componenti: tanti anche tra chi ha votato per me. L’importante è che chi ha voglia di fare sia in maggioranza. E possa aiutare il Pd ad aiutare il Paese".
E a chi chiede se una parte della sinistra non preferisca Grillo o Salvini, Renzi replica: "Noi ci siamo, anche se vedendo qualche dichiarazione
(e alcuni comportamenti) di una parte della sinistra mi viene il dubbio che loro non vogliano governare ma tornare all’opposizione. Preferiscono Grillo o Salvini? Boh, vedremo. Meno male che sono pochi".
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