Al centro della bufera c'è sempre lui: Sigfrido Ranucci. E le sue inchieste considerate «spazzatura» da una parte della politica e «giornalismo libero e coraggioso» dall'altra. In mezzo ci sono i vertici Rai che provano a limitare i danni e a rispondere alle proteste della politica. Ma ogni passo crea ancora più polemiche. L'ultimo atto è stato la circolare dell'ad Giampaolo Rossi che stabilisce che tutti i programmi debbano avere un responsabile editoriale, un capo struttura che ne controlli il percorso, insomma un supervisore. Regole definite «normali» all'interno dell'azienda, ma che da tempo non venivano osservate per alcune trasmissioni. Tra queste «Report» in quanto Ranucci, oltre a esserne il conduttore, ha anche la carica di vice direttore: insomma si controlla da solo. Il giornalista, mentre si scatenava l'inferno attorno a lui, ieri sera su Raitre è tornato a parlare della ministra Santanchè e del suo rinvio a giudizio, del Ponte sullo Stretto, del piano pandemico e dell'attribuzione di un collegio elettorale a Cosenza.
Le opposizioni si sono schierate a difesa del giornalista con toni durissimi. Usigrai (sindaco interno giornalisti Rai), Movimento 5 Stelle, Pd e Avs in coro hanno bollato la scelta come una norma «ideata apposta per fermare Ranucci», un chiaro «commissariamento» di «Report» e «un attacco alla libertà di informazione». Dai vertici Rai si risponde che è soltanto un ritorno alla normalità e che la decisione è arrivata dopo due mesi di Audit interno che ha evidenziato la sovrapposizione di ruoli come quella del giornalista. «Non c'è nulla di normale - ribatte l'Usigrai - nel mettere un controllore su programmi di informazione come Report che hanno, da sempre, un giornalista come autore e conduttore». In realtà, il controllo di «Report» è affidato alla direzione Approfondimenti di Paolo Corsini che però deve gestire molti programmi. Quindi si intende mettere una figura specifica su ogni trasmissione. Ma sempre l'Usigrai paventa la possibilità che «i colleghi giornalisti si vedranno togliere da un amministratore la gestione della scaletta, degli ospiti e dei contenuti». Anche se, di fatto, i dirigenti possono solo controllare (e intervenire nel caso) che il programma non vada contro il codice deontologico dei giornalisti e dell'azienda, ma certo possono avvisare più velocemente i vertici di eventuali temi scottanti.
L'Unirai, il nuovo sindacato interno giornalisti che raccoglie posizioni vicino al centro-destra, ribatte ai colleghi sindacalisti di sinistra di diffondere allarmismo. E spiega che (nonostante il burocratese usato nella circolare possa venire mal interpretato) non sono previste «commissioni editoriali» ma semplicemente un «responsabile editoriale della struttura stessa».
Comunque le opposizioni all'unisono chiedono che la questione venga portata all'attenzione della
Commissione di Vigilanza ma la sua presidente Barbara Floridia denuncia che la medesima è da mesi bloccata per la questione della nomina di Simona Agnes alla presidenza Rai (gli esponenti di maggioranza non si presentano in aula).
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