"Il reporter Khashoggi fatto a pezzi con la sega nel consolato saudita"

Fonti turche sicure: il dissidente massacrato Ma per il «Daily Mail» è prigioniero in Arabia

"Il reporter Khashoggi  fatto a pezzi con la sega nel consolato saudita"

Il giallo della scomparsa di Jamal Khashoggi vira al rosso sangue. Un filmato diffuso da una televisione turca mostra il giornalista saudita sparito lo scorso 2 ottobre mentre fa il suo ingresso nell'edificio del consolato del suo Paese a Istanbul, e fonti investigative turche - riprese dal New York Times - si dicono certe che all'interno della sede diplomatica si sia verificata una spaventosa scena alla Pulp Fiction: Khashoggi sarebbe stato ucciso (l'intelligence britannica sospetta l'uso di una dose fatale di un sedativo), il suo corpo fatto a pezzi con una sega da specialisti giunti appositamente da Riad, infilato in alcune borse poi collocate in un furgone nero con vetri oscurati e targa diplomatica che avrebbe preso la via dell'aeroporto, dove l'attendeva un aereo privato subito ripartito per l'Arabia. Il tutto nel giro di due ore ma, piccolo dettaglio, a supporto di questa tesi tanto tremenda quanto impegnativa non vengono fornite prove.

Abbondano, però, dettagli a supporto di una ricostruzione compatibile con un omicidio. Il quotidiano turco Sabah pubblica nomi e foto di 15 persone che sarebbero giunte dall'Arabia per eliminare Khashoggi, un giornalista notoriamente critico del regime wahabita di Riad e che pubblicava le sue analisi anche sul Washington Post. Tre di questi personaggi hanno legami diretti con il principe ereditario (e di fatto vero sovrano saudita) Mohammed bin Salman, essendo membri del suo corpo di guardia d'elite, mentre il ruolo di un quarto (responsabile del Dipartimento di medicina legale) suggerisce lugubri nessi con il presunto assassinio nel consolato.

La televisione 24 Tv ha inoltre messo in onda il filmato che mostra, alle 13.14 del 2 ottobre, Jamal Khashoggi che entra nell'edificio di Istanbul che ospita la legazione saudita, da dove il giornalista non è mai uscito con le proprie gambe. Nei pressi è visibile il già citato furgone con i vetri oscurati. Meno di due ore dopo, alle 15.08, le stesse telecamere fisse piazzate nelle vicinanze mostrano questo veicolo entrare al consolato per uscirne poco dopo, dirigendosi verso la residenza del console saudita. L'originale di questo filmato, tra l'altro, è già stato rimosso e probabilmente ha preso la via dell'Arabia insieme con il commando.

Il fatto che il Washington Post abbia rivelato di disporre di intercettazioni della Cia tra agenti sauditi che discutevano il progetto di un rapimento di Khashoggi e del suo trasferimento a Riad fa esprimere a Murat Kelkitlioglu, direttore del quotidiano turco Aksam, la certezza che il giornalista scomparso si trovasse «con certezza» all'interno di quel furgone, vivo o morto. Kelkitlioglu, però, parla per deduzione, e non è neppure chiaro se gli agenti intercettati dal giornale americano per il quale Khashoggi collaborava parlassero di sequestrarlo o di ucciderlo. E tantomeno se le autorità degli Stati Uniti avessero informato il giornalista dei rischi che correva.

Non tutti condividono però l'ipotesi grand guignol sulla scomparsa di Jamal Khashoggi. Il quotidiano inglese Daily Mail cita in esclusiva una fonte prossima alla famiglia reale saudita secondo cui il giornalista sarebbe vivo. Dopo il sequestro all'interno del consolato, sarebbe stato messo su un aereo privato diretto a Dubai, e da qui fatto proseguire per Riad e tenuto prigioniero.

Gli investigatori turchi insistono per avere accesso alla casa del console saudita di Istanbul e puntano sull'orologio Apple Watch che Khashoggi indossava per ricostruire i suoi ultimi

movimenti. Intanto un imbarazzato Donald Trump ammette di aver parlato con i sauditi «perché la questione è molto seria» e risponde all'appello della fidanzata del giornalista a fare luce sulla vicenda: «La inviterò alla Casa Bianca».

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