Nel corso del suo mandato, ovvero dai primi giorni del governo Conte II, il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese ha nominato 88 prefetti su 105. Insomma, la titolare del Viminale si è blindata, di fatto desalvinizzando il ministero. Che cosa comporta questo? Ovviamente più potere. A renderlo noto Openpolis, che spiega come «le prefetture, o uffici territoriali del governo (Utg), sono articolazioni territoriali dello stato molto importanti nel nostro ordinamento. Alla guida di ciascuna prefettura siede un prefetto, ovvero un funzionario del ministero dell'interno che ha raggiunto il massimo grado in carriera. Oltre a guidare gli uffici territoriali del governo, i prefetti possono svolgere vari altri compiti sia presso il ministero sia come commissari nei comuni o in altri organi. Per questo il potere di nomina attribuito al ministro dell'interno è di grande importanza». La Lamorgese, che prima di ricoprire l'attuale incarico è stata capo del personale, capo di gabinetto dell'ex ministro Angelino Alfano e ha guidato le prefetture di Milano e di Venezia, dopo poco più di 2 anni di mandato ha nominato «circa l'84% dei prefetti al vertice di un ufficio territoriale del governo».
Molto più di quelli designati dal predecessore Marco Minniti (che furono solo 3, ovvero Antonio Cananà a Savona, Giovanni Bruno a Viterbo e Vito Cusumano presso il commissariato del governo di Bolzano). Matteo Salvini, ultimo titolare del Viminale prima di lei, ne nominò appena 14. In molti capoluoghi di regione importanti, tra cui Roma, è stata proprio la Lamorgese a decidere. Un ministro che si definisce «tecnico», ma che dalle sue mosse appare più politico. Perché se conferisci incarichi importanti appare ovvio che difficilmente i nominati ti volteranno le spalle. Di più: durante il suo mandato sono stati demoliti i decreti di Salvini, tesi a bloccare l'immigrazione clandestina, sono stati nuovamente avviati contatti con le Ong e si è tornati a parlare di ius soli. Secondo Openpolis «non si tratta di un dato irrilevante. Le prefetture infatti non hanno tutte la stessa importanza. Essere nominati a capo di una prefettura piuttosto che di un'altra può fare molta differenza. Un particolare peso ad esempio è riservato alle prefetture dei capoluoghi di regione, che tra le altre cose svolgono funzioni di raccordo tra il governo e l'amministrazione regionale». Desalvinizzare il ministero per la Lamorgese significa anche contrastare l'opposizione interna dell'attuale sottosegretario leghista Nicola Molteni, che non ha ricevuto l'invito della stessa alla riunione con i prefetti per le direttive al territorio. Una mossa che non sarebbe stata presa bene dal sottosegretario.
«Questo - spiega il deputato leghista Gianni Tonelli -, la dice lunga sul fatto che, come le ho già contestato in aula nell'informativa per la manifestazione a piazza del Popolo e all'attacco alla Cgil, lei fa politica. È chiaro che non è un ministro tecnico, ma politico e questa è una valutazione. Ha messo mano ai decreti Salvini. È entrata sullo ius soli, gestisce lo scacchiere delle prefetture. Cosa è se non un ministro politico?».
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