Rischia di essere la retromarcia della retromarcia. Sull'ipotesi di rivedere i divieti di spostamento tra Comuni nei giorni di Natale, Santo Stefano, e Capodanno, si alza la linea del rigore all'interno del governo e del Cts. Lo ha detto chiaramente il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia: «Vogliamo continuare a essere molto rigorosi, se qualcuno vuole rimuovere i vincoli su tutti i Comuni italiani ci troverà contrarissimi, se invece si vuole un chiarimento sui piccoli comuni delle aree interne quel chiarimento arriverà». E per «contrarissimi» intende lui e il ministro della Salute Roberto Speranza: «Se serve una norma il Parlamento può farla, non ha bisogno del governo. Se si chiede un parere al governo per rimuovere i vincoli per tutte le città il mio parere e quello di Speranza è contrario. Chi vuole allentare tutto ci metterà la faccia per risponderne agli italiani». Anche il coordinatore del comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo ritiene che «gli spostamenti durante il periodo natalizio andrebbero ridotti, non aumentati. Questo virus non ci consente deroghe».
Demandare al Parlamento, dunque, ogni scelta di merito. Come ha già fatto sapere di voler fare il premier Giuseppe Conte, che dopo le proteste di sindaci e governatori aveva aperto a una riflessione per cambiare la norma inserita nel dpcm che danneggia soprattutto gli italiani dei piccoli comuni isolati, limitrofi, spesso con parenti stretti che abitano in un paese diverso seppur confinante o a pochi chilometri di distanza. L'obiettivo sarebbe dunque evitare paradossi e storture. Ma ora ricade sulle Camere la responsabilità su un possibile allentamento delle restrizioni. Le ipotesi di intervento sono una modifica del decreto che ora è all'esame di Montecitorio - ma sarebbe poi necessario un doppio passaggio parlamentare con tempistiche più lunghe - o una mozione al Senato che impegna il governo a cambiare la norma. Dunque bisognerebbe firmare un nuovo decreto Natale lampo. In questo caso la palla passerebbe di nuovo all'esecutivo che - nonostante le numerose posizioni contrarie - dovrebbe approvare un nuovo provvedimento contenente le modifiche agli spostamenti nei piccoli Comuni, che avrebbero efficacia dal 21 dicembre. Domani si riunisce la capigruppo del Senato per discutere il calendario. Intanto a Palazzo Chigi si ragiona su come eventualmente allentare i divieti: esclusa la possibilità di inserire una interpretazione estensiva dei divieti nelle Faq, è anche quella di aprire indiscriminatamente alla mobilità perché l'obiettivo resta evitare «assembramenti». Si valuta invece l'idea di «consentire» lo spostamento tra comuni confinanti, oppure tra comuni che contano 5mila abitanti, ma alla fine potrebbe esserci una deroga alla mobilità tra territori che siano all'interno della stessa provincia.
Senza una decisione del governo il 16 dicembre è attesa in Senato la discussione della mozione del centrodestra che propone di abrogare la norma e il divieto nei tre giorni: «Nessuno vuole assembramenti, festoni, veglioni, cene con 200 persone, trenini o cose strane - dice MatteoSalvini - Ma il diritto alla famiglia, sicuro e protetto, di
paese in paese. Poter portare una fetta di panettone, un sorriso a un anziano o a una persona sola nel paese di fianco non mette a rischio la salute, ma scalda i cuori. Se il governo ci ascolta e cambia idea ne sono felice».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.