Ricami, pieghe, tulle Lo stile Valentino va in scena scalzo

Margiela recupera materiali nella memoria, volant in broccato e stivali con rossetti dipinti

diParigi «Per quanto tempo è per sempre?» chiede Alice al Bianconiglio che le risponde: «A volte solo un secondo». Ci siamo posti la stessa domanda ieri sera a Parigi, durante l'indimenticabile sfilata Valentino Couture della prossima Primavera/estate. La risposta è che «per sempre» nella moda non esiste, eppure Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli hanno mandato in passerella 66 modelli liberamente ispirati dal cosiddetto Delphos, ovvero la tunica creata nel 1907 da Mariano Fortuny guardando le meravigliose pieghe del peplo dell'Auriga di Delfi. In questo gioco della memoria tocca citare anche Pleats Please, ovvero l'abito tubolare plissettato a caldo che Issey Miyake ha inventato nel 1991 per un balletto di William Forsythe e che in seguito è diventato una pietra miliare dell'eleganza contemporanea. L'unico punto di contatto tra il lavoro del genio giapponese e dei due insuperabili designer di Valentino sta nell'aver capito che lo stile di Fortuny e la danza moderna sono inscindibili, senza uno non esisterebbe l'altro e viceversa. La prima cliente dello storico atelier veneziano è stata infatti Isadora Duncan, la donna che ha trovato il punto d'incontro tra movimento e natura, il gesto inteso come libertà. Da qui una serie di citazioni affascinanti oltre ogni dire sulle grandi danzatrici del secolo scorso: Loie Fuller e Ruth St. Denis contemporanee della Duncan, ma anche Martha Graham che è nata quando le altre farfalle hanno smesso di volare. Tradotto in moda tutto questo diventa addirittura commovente. La prima uscita è un peplo in un colore definibile come cenere di rosa dipinto a mano con minuscole foglioline d'oro. Anche la plissettatura è stata fatta manualmente in atelier e nel corso della sfilata si notano altri virtuosismi su questi giochi di pieghe su cui in genere non si può ricamare o disegnare. I Valentini riescono invece a ricoprire lo chiffon di seta verde acqua con innumerevoli paillette di madreperla mentre in una cappa bianca le pieghe aprendosi costruiscono il disegno. Le ragazze sfilano scalze o meglio con meravigliosi bracciali che dalla caviglia scendono alle dita dei piedi creati per Valentino da Alessandro Gaggi, autore anche delle fantastiche imbragature in ottone che fermano i pepli al corpo. In testa hanno tutte un diadema a forma di serpente in omaggio alla danza serpentina della St. Denis commissionato ad Harumi Klossowska de Rola, la figlia di Balthus. Rosso scuro, giallo fluorescente, rosa shoking, blu e nero di chiffon, in rete di velluto d'oro, ma anche in semplice tulle da tutù bianco oppure in crepe color panna il delphos di Valentino è come quello di Fortuny: un abito per sempre. Del resto se ami la bellezza e le donne non puoi che lavorare con un'idea di perennità in testa. Lo dimostra la fenomenale collezione creata per Margiela da John Galliano con un enorme rispetto per i codici della maison, ma anche per il proprio talento di grande creatore. Ecco quindi i capi costruiti con pezzi di altri capi, carta, stoffa e Dio solo sa cos'altro recupera questo genio negli armadi della memoria. Tutto questo, però scrive una pagina nuova nella mistica della linea Artisanal, modelli che tutte le donne vorrebbero avere: dal trench bianco con innumerevoli piegoline davanti e dietro al monumento di volant in broccato che fa da abito da sera. Bellissimi gli stivali con dipinti rossetti e labbra da baciare, un tema ricorrente nel sensazionale make up di Pat McGrath.

Da Viktor & Rolf continua il gioco sapiente dell'arte da indossare: una polo in piquet tecnico bianco diventa una scultura cubista e la scultura diventa una donna. Fantastico anche per la musica: Creep dei Radiohead cantata da un coro di ragazze. Il prossimo ottobre la sede australiana del Victoria & Albert Museum dedicherà una mostra al lavoro dei due designer olandesi.

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