Il rientro di Berlusconi: convincerò gli indecisi

Il Cavaliere ritorna dagli Usa per dedicarsi al referendum. Parisi: basta ricatti da Renzi

Il rientro di Berlusconi:  convincerò gli indecisi

Ma quale linea soft. Il suo entourage smentisce con forza la lettura che qualche giornale fa della sua assenza: «Non c'è alcun tentennamento sulla linea da tenere - dice chi gli sta vicino - Non soltanto siamo convintamente contro le riforme renziane ma lo stesso presidente farà campagna elettorale attivamente». L'ex premier è sempre negli Stati Uniti ma giungono rassicurazioni anche sul suo stato di salute: «Sta benone. Tornerà a fine settimana, forse all'inizio della prossima». Ci metterà la faccia nella battaglia referendaria; magari non subito, aspettando il via libera di medici e famiglia; ma le ultime settimane il leader azzurro sarà in campo attivamente e farà sentire la sua voce. A questo proposito ieri il partito s'è riunito nella sede di piazza San Lorenzo in Lucina. Presenti Sestino Giacomoni, il tesoriere Alfredo Messina, i capigruppo di Camera e Senato Renato Brunetta e Paolo Romani, il senatore Niccolò Ghedini e tutti i coordinatori regionali. S'è ribadita la linea: darsi da fare «pancia a terra» per convincere gli indecisi perché questa riforma va bocciata. Nelle prossime settimane due o tre Fiat 500 per ogni regione, con il logo di Forza Italia, macineranno chilometri per veicolare le ragioni del No. Le automobili, poi, convergeranno tutte verso Roma il giorno della Conferenza programmatica di Forza Italia. Una kermesse che verrà aperta e chiusa dal Cavaliere: c'è la conferma. Ancora non è dato sapere se l'evento durerà due giorni o uno solo, nel week end del 19 e 20 novembre. Di certo ci sarà Berlusconi, intenzionato a ritornare in campo.

Parisi e Forza Italia: marciare divisi per colpire uniti. Mister Chili Tv prosegue la sua battaglia, gli azzurri idem. Le tattiche sono differenti ma il messaggio è lo stesso: Renzi è un irresponsabile e le sue riforme vanno bocciate senza se e senza ma. E se perde deve fare le valigie da palazzo Chigi. Parisi, ieri intervenuto a Radio24 prima e a Un giorno da pecora poi, si scaglia contro il governo e i tifosi del Sì. Su Benigni è tranchant: «È grave che Benigni dica che se vince il No sarà peggio della Brexit; gli italiani devono poter votare serenamente senza questo stupido ricatto, che non esiste». Ma non c'è solo il comico toscano: «Non è solo Benigni a dire queste cose, oggi l'ha detto ministro Poletti e Renzi l'ha detto per primo: ha detto se vince il No c'è il caos. Questo è terrorismo psicologico a danno dei risparmiatori e di chi ha i suoi risparmi nelle banche e nelle società per azioni».

L'homo novus del centrodestra smentisce ogni timidezza in tema di referendum e chiama in causa il leader di Forza Italia: «Mi auguro che Berlusconi farà campagna attiva per il No sul referendum, perché tante persone del centrodestra sono orientate a votare Sì». Ed ecco il perché: «Credo che l'elettorato moderato oggi sta guardando al Sì perché ha paura che dopo il No ci sia il vuoto ma non è così. È un ricatto di Renzi e dell'attuale maggioranza». E ancora, sull'ex premier: «La differenza tra me e Berlusconi? Abbiamo le stesse idee. Forse la differenza più grande è il patrimonio», dice con una battuta. Già, il Cavaliere.

Il dibattito sulla leadership resta sullo sfondo e lo stesso Parisi scansa le domande scivolose: «Io nuovo leader del centrodestra? Ma no, voglio soltanto portare un contributo di idee - giura sempre - E poi uno non è che si autoproclama leader. Se uno parte in politica per fare il capo sbaglia, deve partire convincendo la gente con un programma. Il leader si definirà». Pollice verso anche sulle primarie: «Non credo che si faranno. Più facile che decidano i leader dei maggiori partiti del centrodestra. E Berlusconi comunque è il titolare importante di una parte dei voti».

C'è lo spazio anche per una battuta sull'ex delfino di Berlusconi: «Io come Alfano? Ma no... Di Alfano ce n'è uno solo». Quindi la rassicurazione che se la sua avventura non dovesse funzionare ne trarrà le conseguenze: «Se fallisco in politica? Beh, mi ritirerei». Ma la corsa continua.

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