Dopo settimane di scontro, il ministro della Giustizia Carlo Nordio (foto) chiede «un abbassamento dei toni da parte della politica nel criticare le sentenze», ma anche che «ci sia sempre meno una critica della magistratura al merito politico delle leggi», dice dal convegno per i 60 anni di Md. L'auspicio è che si apra un «dialogo» costruttivo, anche perché sulla giustizia il governo ha messo in cantiere una riforma cardine, fortemente voluta dal Guardasigilli e da tutto governo, dopo quella con cui è stato abolito il reato di abuso d'ufficio che già ha fatto infuriare i magistrati. La separazione delle carriere è il capitolo più delicato e ambizioso delle linee programmatiche di Nordio che vuole rivoluzionare nel profondo l'ordine giudiziario. Una battaglia storica di Forza Italia oggi condivisa dall'intera maggioranza che compone l'esecutivo. Del resto separare le carriere di giudici e pubblici ministeri è il pallino del ministro Nordio dai tempi in cui faceva il magistrato, ma è anche un terreno minato per i difficili rapporti tra politica e magistratura. Una nuova stagione di dialogo, è almeno l'auspicio di Nordio, sarebbe necessaria per arrivare alla meta senza barricate, per altro già annunciate invece dalla categoria. Servirebbe acqua sul fuoco per portare avanti la riforma costituzionale - la terza, dopo quelle su premierato e autonomia - ed evitare strappi che non farebbero bene a nessuna delle parti in campo. Intanto nelle scorse settimane il ddl Nordio è approdato in Commissione Affari costituzionali di Montecitorio, che l'ha adottato come testo base, da sottoporre ora agli emendamenti. L'articolato dovrebbe arrivare il 26 novembre in Aula, e l'intenzione dichiarata di Forza Italia è di ottenere il sì della Camera entro l'anno. Il centrodestra incassa anche il sostegno al di fuori del perimetro di maggioranza, con Più Europa che ha votato a favore del testo base, e conta su quello di Italia Viva di Matteo Renzi, oltre che su quello di Azione. E proprio ieri il ministro è entrato nel merito della riforma, soprattutto delle critiche delle toghe che si preparano a opporsi alla riforma. Perché, dicono, separare le carriere tra requirenti e giudicanti potrebbe portare a una sottomissione del pubblico ministero alla politica: «Non c'è il rischio che i pm vengano sottoposti al potere dell'esecutivo, mi farebbe inorridire come è magistrato, per 40 anni pm», ha detto Nordio. La riforma, ha sottolineato, «farà sì che ci sia l'autonomia dell'organo requirente». Sul punto il vice ministro Francesco Paolo Sisto, durante il convegno di Md, ha avuto un botta e risposta con il sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello, il magistrato che lo scorso 19 ottobre inviò una mail nella piattaforma dell'Anm diventata un caso politico e criticamente rilanciata anche dalla premier Meloni. Mentre dal palco Sisto spiegava la riforma della separazione delle carriere, dalla platea Patarnello ha chiesto: «Non temete che in questo modo il pubblico ministero avrà troppo potere?». E Sisto: «Non lo temiamo, perché con la riforma, se il pm avrà un potere cinque volte superiore, il giudice lo avrà dieci volte superiore». E comunque, «ciò che dovrebbe tranquillizzare tutti - ha sottolineato - è che ci sarà comunque un referendum che lascerà la decisione al popolo.
Non comprendo la preclusione a riforme costituzionali condotte secondo le regole della Carta, portate avanti da un parlamento legittimato dal voto e con tanto di rassicurante consultazione popolare. Con tali veti, si corre il rischio di negare i meccanismi democratici, anche quelli di democrazia diretta.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.