Rigopiano, il generale suicida: "Quei morti mi perseguitano"

Da poco congedato dai carabinieri si colpevolizzava per avere autorizzato il centro benessere dell'hotel

Rigopiano, il generale suicida: "Quei morti mi perseguitano"

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Ai sensi dell'articolo 8 legge n. 47/1948, Total Erg precisa che il Generale Guido Conti non ha mai lavorato per la Società.

Non era responsabile di nulla, non aveva morti né feriti sulla coscienza. Non aver fatto abbastanza per evitare la tragedia dell'hotel Rigopiano è stato però abbastanza per fare qualcosa di terribile e definitivo: ammazzarsi.

Guido Conti, 58 anni, generale in congedo del Corpo Forestale, di recente riassorbito dai Carabinieri, è stato trovato morto ai piedi del monte Morrone, un luogo della Maiella, in Abruzzo, che molto amava. La scoperta risale a venerdì 17, il più ferale dei giorni. Conti lì ci era arrivato con una Smart di famiglia, a bordo della quale sabato mattina era uscito di casa senza che i familiari, la moglie e due figlie, sospettassero quali progetti albergassero nella sua mente. Perché lì in quel luogo quasi metafisico, l'ex generale di Sulmona si è sparato un colpo di calibro 9 alla tempia destra.

Conti si era processato nel corso dei mesi successivi alla tragedia del 18 gennaio scorso, quando una valanga staccatasi dal monte Siella uccise 29 delle 40 persone presenti all'hotel Rigopiano, isolato dalla neve che aveva reso inutilizzabile l'unica strada di collegamento. Si era processato, si era condannato e venerdì ha eseguito la sua condanna. La sera prima ha bloccato il suo profilo facebook. Poi in una mattina fredda e limpida è uscito dalla sua casa di Sulmona dando appuntamento alla moglie per il pranzo, ha acquistato in una tabaccheria tre fogli, tre buste e un francobollo e ha scritto tre lettere. Due (una indirizzata ai suoi familiari, una alla sorella) sono state trovate accanto a lui, la terza probabilmente l'ha spedita a un destinatario sconosciuto, che tra qualche ora, tra qualche giorno si vedrà arrivare nella cassetta postale questa tessera di un puzzle orribile.

Una delle lettere è stata visionata da un giornalista dell'Adn Kronos. Scrive Conti: «Da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti, ci sono anche prescrizioni a mia firma». E ancora: «Non per l'albergo, di cui non so nulla, ma per l'edificazione del centro benessere, dove solo poi appresi non esserci state vittime. Ma ciò non leniva il mio dolore. Pur sapendo e realizzando che il mio scritto era ininfluente ai fini della pratica autorizzativa mi sono sempre posto la domanda: Potevo fare di più?». Conti evidentemente si è dato una risposta: sì. Ma molti e più importanti sono i responsabili di quella tragedia, sulla quale la magistratura ha aperto un'inchiesta che attualmente vede sei persone indagate. E quello di Conti assomiglia a un gesto spropositato, figlio di una ossessione coltivata per mesi senza tregua.

Conti si colpevolizzava per le autorizzazioni che lui aveva contribuito a dare alla costruzione del centro benessere dell'hotel nel corso della ristrutturazione avvenuta nel 2007, e sul quale nel 2016 era stata archiviata un'inchiesta per presunte irregolarità. Conti era stimato e benvoluto da tutti. Era noto per aver guidato l'inchiesta sulla mega discarica dei veleni di Bussi, in provincia di Pescara. Negli anni aveva anche condotto indagini su un traffico di rifiuti e sul terremoto dell'Aquila, Gli ultimi cinque anni li aveva trascorsi a capo del Corpo Forestale dell'Umbria.

Poi si era congedato, anche in polemica con il per lui doloroso accorpamento dei Forestali coi Carabinieri, e aveva accettato un remunerativo incarico alla Total Erg, la multinazionale del settore petrolifero, da cui sembra si fosse licenziato nei giorni scorsi.

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