Il grande ritorno del capo sardina, incredibilmente (ma neanche tanto) candidato nelle liste del Pd alle comunali di Bologna, ha scatenato un autentico putiferio fra le fila dem, soprattutto a causa di alcune sue affermazioni. Adesso è rissa nel Partito democratico, con l'ala riformista o ex renziana sul piede di guerra, decisa a rimettere Mattia Santori al suo posto: "Basta offese, deve rispettarci".
Gli insulti agli ex renziani
Un'entrata a gamba tesa, quella del celeberrimo leader dei pesciolini arrabbiati, finito col transitare in casa Pd come era previdibile. Dopo aver annunciato nel corso di un'intervista al Corriere la sua candidatura da indipendente nelle liste del Pd alle comunali a Bologna per sostenere Matteo Lepore, Santori ha subito preso di mira gli ex renziani: "Il nostro avversario è chiunque stia trafficando per un renzismo 2.0, mentre c'è chi invece lavora da dentro e fuori per portare il Pd su linee più progressiste auspicate da parecchio". E ancora: "Le Sardine continueranno a essere indipendenti, ma serve un presidio altrimenti quando inizieranno le Agorà ci troveremo un partito sotto scacco delle correnti nascoste".
Insomma, da movimento apartitico a garanti dell'integrità del Partito democratico. "Vi diranno che siamo schiavi del Pd che gettiamo la maschera, che ci vendiamo per un posto in giunta. La verità è che hanno paura", ha dichiarato Santori, in un magistrale esempio di excusatio non petita.
È rissa nel Pd
Le palesi accuse del capo sarda ha naturalmente provocato la reazione degli ex renziani rimasti nel gruppo dem. Il primo a risentirsi è stato il senatore Pd e coordinatore nazionale di Base riformista Alessandro Alfieri, che ha bollato le dichiarazioni di Santori come inaccettabili ed ingenerose: "Sono critiche gratuite e sbagliate. Abbiamo contribuito a garantire il profilo riformista del Pd. Santori sbaglia del tutto analisi. Sono certo che Letta saprà spiegargli le regole interne del partito", ha affermato, come riportato da Il Giorno.
Le accuse di stare tramando per un renzismo 2.0? "Purtroppo, quello che dice Santori lo sentiamo, da mesi, anche dentro il partito. Credevamo fosse finita. Letta ha parlato chiaro: basta con le etichette del passato", ha commentato Alfieri. "Noi lo abbiamo preso alla lettera, ma non tutti hanno capito. C'è pure chi ha detto che siamo 'un cancro da estirpare'. Spero che qualcuno, nel Pd, spieghi a Santori che, due anni e mezzo fa, noi, come Base riformista, abbiamo preso la nostra strada, non condividendo la decisione di Renzi di uscire dal Pd, partito che abbiamo contribuito a fondare e a preservare. Questa, il Pd, è la nostra casa. Santori dovrà imparare velocemente che uno dei principi fondanti del Pd è il rispetto e il riconoscimento reciproco. Spero si riparta da lì", ha aggiunto.
La candidatura di Mattia Santori, fra l'altro, fa sorgere più di qualche perplessità. Poco prima di prendere la sua decisione, il leader dei pesciolini arrabbiati aveva definito il Pd un "marchio tossico". "Saluto sempre positivamente le redenzioni.
Se uno si vuole spendere nel Pd è sempre una buona notizia", ha commentato con malcelata ironia Alfieri. "Così, fa ammenda dei giudizi ingenerosi che Santori ha espresso sul Pd in questi ultimi anni. Inoltre, se ci si evolve da una fase movimentista, a un impegno concreto nelle istituzioni è un bene".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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