Ecco lo stato dell'arte della rifondazione del M5s. C'è Giuseppe Conte che vuole velocizzare le pratiche della ripartenza ma non sa bene come. Davide Casaleggio spara a zero sul Corriere della Sera e Marco Travaglio lo attacca sul Fatto Quotidiano. L'unico che rimane in silenzio è il leader in pectore. Conte ha intenzione di imprimere un'accelerazione al «processo rifondativo», anche a costo di scontrarsi con Rousseau in una battaglia legale. Ma ancora non sa quale piattaforma utilizzare per far votare agli attivisti la sua investitura. Leggendo le carte, l'ex premier si è reso conto di essere impossibilitato a obbligare l'Associazione di Casaleggio a indire una votazione per cambiare lo Statuto. In difficoltà pure nel caso si decidesse di chiamare a raccolta gli iscritti, dirottandoli su una piattaforma diversa. Infatti i dati e l'elenco degli attivisti certificati sono nelle mani di Rousseau. «Basta allo spettacolo indecoroso della politica che parla a se stessa di soldi e poltrone», striglia i suoi Stefano Buffagni.
Nel frattempo Casaleggio continua a picchiare sul M5s. Stavolta lo fa in un'intervista al Corriere della Sera. «Se si vogliono ribaltare le regole, credo che sia opportuno che ci si metta la faccia», mette alle strette Conte. Casaleggio parla anche di soldi. «Tra i fornitori che sono in attesa da tempo ci sono anche gli avvocati. In realtà sono certo che il M5s onorerà i suoi debiti», spiega l'imprenditore. Importante il riferimento agli avvocati. Perché Rousseau fino a questo momento ha coperto le spese legali per le tante cause intentate contro il Garante Beppe Grillo e gli altri due capi politici. Se si preferirà «una struttura partitica verticistica», riflette, «Rousseau non avrebbe più senso», la conclusione.
Sul Fatto invece l'attacco a testa bassa del direttore Marco Travaglio. Il giornalista di riferimento dei grillini piccona Casaleggio. Nel suo editoriale accusa il guru di voler fare il leader ombra del M5s. Mette in discussione la piattaforma: «Dove sta scritto che la democrazia digitale si realizza solo con la Rousseau». Ricorda a Casaleggio di essere stato «consulente di gruppi toccati da norme del suo governo, tipo Philip Morris e Onorato».
Travaglio scrive addirittura che la piattaforma non è di Casaleggio. Poi chiude la requisitoria: «Spetta al Movimento, non a lui, decidere regole, leader e tutto quel che gli pare». Eppure abbiamo l'impressione che non sarà così semplice.
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