Da una parte il caos, ancora una volta, dei controlli in capo agli esercenti sul green pass obbligatorio dei clienti. Dall'altro il grido di allarme per la crisi sanitaria che diventa di nuovo crisi economica. Le categorie temono gli effetti della recrudescenza della pandemia, chiedono altri ristori e la proroga della cassa integrazione Covid. Ma soprattutto di rivedere la responsabilità sulla verifica delle certificazioni, dopo l'intervento del governo che ha reso obbligatorio il green pass base anche per accedere ad alcune attività commerciali.
«Vaccini e green pass stanno sorreggendo la ripartenza delle attività e va evitato, a ogni costo, che pandemia e crisi economica inneschino una pericolosa emergenza sociale. Ma scelte impegnative richiedono attenta e precisa programmazione. Occorrerà contenere l'impatto organizzativo di un improprio ruolo di controllo e verifica da parte degli esercenti», dicono da Confcommercio. Anche perché si ripropone «il problema, già sperimentato nel ciclo dei provvedimenti emergenziali di sospensione o limitazione delle attività, della concreta individuazione delle eccezioni e delle esigenze essenziali e primarie con il connesso rischio di scelte contraddittorie o discriminanti». E davanti ai numeri dei contagi che hanno compromesso soprattutto la ripartenza del turismo invernale l'associazione chiede con urgenza di «misure di sostegno per le imprese colpite dalla recrudescenza della pandemia, a partire dalle imprese della filiera del turismo e dall'esigenza di un nuovo ciclo di cassa Covid con efficacia retroattiva dal primo gennaio».
Un tema affrontato anche mercoledì in consiglio dei ministri e che richiederà un nuovo scostamento di bilancio, da circa 10 miliardi. Il ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini conferma che «ora dovremo occuparci, e lo faremo da subito con un apposito tavolo di lavoro, di risarcire quelle attività che hanno subito danni economici dalla stretta di Capodanno, a cominciare dal settore delle discoteche e dell'intrattenimento, costretto ad un nuovo stop».
È nelle città che si soffre di più. A Roma sul «turismo è emergenza» e serve «subito un consiglio comunale straordinario con i ministri del Turismo e del Lavoro», avverte l'assessore comunale Alessandro Onorato. «Sono 350 gli alberghi romani chiusi temporaneamente da marzo 2020, alcuni rischiano di non riaprire e sono migliaia i lavoratori che potrebbero perdere definitivamente il lavoro. C'è bisogno di un intervento straordinario del governo Draghi. Ci appelliamo alla sensibilità del premier e chiediamo la convocazione di un consiglio comunale straordinario alla presenza del ministro del Turismo Garavaglia e di quello del Lavoro Orlando. Roma da sola non ce la può fare».
Disagi organizzativi rischiano di ripercuotersi anche sul trasporto pubblico locale, con l'entrata in vigore da lunedì dell'obbligo di green pass e di mascherine Ffp2 sui mezzi: «Autisti e controllori sono stati assunti con mansioni diverse e non per controllare il corretto utilizzo della mascherina o il possesso di green pass - dice il segretario generale della Uiltrasporti Claudio Tarlazzi - Non ci sono norme che obblighino i lavoratori ad effettuare questo tipo controlli, pertanto la Uil invita tutti i dipendenti del trasporto pubblico locale a esimersi dallo svolgere questa mansione e mette a disposizione i propri uffici legali a difesa dei propri iscritti in caso di sanzioni».
Il timore è quello che i controllori vengano «esposti ad aggressioni, ma registriamo la totale mancanza di attenzione al problema da parte delle istituzioni e delle aziende che non garantiscono sicurezza ai lavoratori di questo settore».
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