L'ultima «gaffe» di Giuseppe Conte è rivelatrice di molte cose, ben al di là della circostanza specifica. In un articolo pubblicato ieri sul Corriere della Sera, l'ex premier ha infatti sostenuto di voler fare tutto il possibile per «rendere Milano autosufficiente, dando priorità a quei duecentomila bambini che vivono in povertà nella metropoli». Peccato che quanti a Milano hanno meno di 14 anni siano soltanto 175mila e molti di loro, ovviamente, vivano in famiglie agiate o del ceto medio.
La prima considerazione da farsi, ovviamente, è che l'avvocato di Volturara Appula non conosce bene il capoluogo lombardo. Il che è legittimo, sia chiaro, se non fosse che i politici pretendono di dire la propria su tutto e di gestire ogni cosa standosene nei palazzi romani. Se tra alcune settimane si voterà a Milano (perché questo è il vero motivo dell'intervento del leader pentastellato), si lasci la questione in mano ai milanesi, che qualche idea in più sulle dimensioni della loro città e sul numero degli under 14 ovviamente ce l'hanno.
Il secondo rilievo che viene subito alla mente riguarda specificamente il movimento fondato da Beppe Grillo. In effetti fa sorridere che l'M5s pensi di ripartire dal Nord, dato che tutta la sua cultura politica è avversa allo spirito più autentico delle regioni settentrionali. D'altra parte, quando alcuni anni fa ha sfondato elettoralmente la maggior parte dei suffragi li ha raccolti nel Mezzogiorno e se non ha mai avuto un grande sostegno al Nord il motivo è chiaro.
In questi anni Conte e gli altri esponenti del movimento hanno avversato a più riprese la libera intrapresa, la concorrenza, il merito e il profitto; in tal senso, essi hanno sempre faticato a sintonizzarsi con la mentalità settentrionale, che riserva uno spazio cruciale alla piccola impresa. Anche sul piano internazionale, i Cinquestelle non hanno mai guardato agli Stati Uniti, ma invece hanno cercato agganci con la Cina. Soprattutto, hanno fatto tutto il possibile per difendere un'idea sclerotizzata di Stato assistenziale, fino a sostenere che il reddito di cittadinanza avrebbe sconfitto la povertà (mentre al contrario ha peggiorato una situazione già difficile). Tutto questo poteva illudere qualche elettore al Sud, ma doveva risultare molto meno convincente in Lombardia.
A Milano ci sono certamente bambini poveri, anche se non sono 200mila. In tanti casi sono in difficoltà perché i genitori faticano a trovare un lavoro o ad avere un reddito adeguato a causa di una pressione fiscale esageratamente alta, regole asfissianti, ostacoli insuperabili per chi voglia dar vita a un'attività in proprio (tutti conosciamo chi voleva aprire una micro-impresa e ha desistito di fronte agli oneri burocratici).
L'ex premier, allora, non si preoccupi di loro e alla fine non si preoccupi nemmeno di tutti noi, dato che è proprio la cultura delle gabelle e della moltiplicazione inutile delle regole che è all'origine di tante delle nostre difficoltà.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.