Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiede un patto di rinascita per l'Italia: riforma del fisco e della giustizia, banda larga, digitalizzazione, lotta all'economia sommersa, sburocratizzazione, alta velocità. Il premier si assolve per l'emergenza coronavirus e si autocandida a guidare l'Italia nella fase tre. Nel cortile di Palazzo Chigi, Conte sfoglia il libro dei sogni. Il capo del governo ha fretta e annuncia, già a partire dalla prossima settimana, la convocazione di un tavolo con le parti sociali: «Ho intenzione di convocare a palazzo Chigi i principali attori del sistema Italia. Parti sociali, associazioni di categoria, singole menti brillanti, per un confronto di idee e suggerimenti». Conte apre alle opposizioni: «Non intendo queste somme per l'Italia dalla Ue un tesoretto di cui deve disporre il governo, quindi ovviamente ci sarà confronto con le opposizioni». Ma dà il benservito alla task force di Vittorio Colao: «Abbiamo già una base di lavoro tecnico, della commissione Colao, che consegnerà in questi giorni i suoi lavori». Il premier ammette i ritardi: «Ci rendiamo conto dei ritardi, ci rendiamo conto che ci stiamo confrontando con una legislazione che non era affatto pronta a erogazioni così generalizzate. Di questi ritardi ho chiesto già scusa e stiamo intervenendo per pagare più velocemente bonus e ammortizzatori sociali». Ma per Conte ora è tempo di ripartire: «Colgo un rinnovato entusiasmo, siamo nella stagione bella della socialità ritrovata. Dico solo, facciamo attenzione: il distanziamento fisico e le mascherine servono, abbandonare il rispetto di queste precauzioni perché si ritiene che oggi il virus sia scomparso è una grave leggerezza, completamente smentita dai dati dei contagi». Tra le priorità c'è il rilancio del brand Italia: «Ora concentrarci sul brand Italia nel mondo. In tutti questi mesi la bellezza dell'Italia non è mai andata in quarantena». Ricorda poi i settori, manifatturiero, commercio, turismo, più colpiti dalla crisi. Per far partire il piano di rinascita, Conte insiste su un punto: l'anticipazione dei fondi del Recovery plan. «Stiamo lavorando con la Commissione europea per anticipare il Recovery plan, abbiamo fretta» spiega il premier. Mentre sul Mes, precisa Conte, «decideremo con il Parlamento». Sulle grandi opere, Conte promette «un potenziamento delle infrastrutture del Paese, che riguardano ad esempio la linea Pescara-Lecce e l'alta velocità in Sicilia. Sarà valutata senza pregiudizi anche la possibilità di realizzare il ponte sullo Stretto». Snellimento delle procedure e rimodulazione del reato di abuso d'ufficio sono i due pilastri su cui poggiare lo sblocca cantieri. Il presidente del Consiglio affronta il nodo Autostrade: «Sinora le proposte transattive su autostrade non sono state considerate compatibili con l'interesse nazionale: tra breve il governo deciderà».
Sul fisco, il premier promette una seria riforma: «Il nostro fisco è iniquo e inefficiente, vogliamo pagare tutti meno». Nel libro di Conte c'è poi il capitolo giustizia: «I tempi della giustizia civile e penale non sono accettabili» perché sconsigliano gli investitori a venire ad investire in Italia. Per il Sud si ipotizza la fiscalità di vantaggio: «Con il ministro Provenzano stiamo lavorando ad una fiscalità di vantaggio per l'intero Meridione. Se riusciamo a coniugare una fiscalità di vantaggio con gli investimenti programmati possiamo rendere attrattivo davvero il nostro Sud». Le scuole riapriranno a settembre, assicura il premier che annuncia: «I sindaci saranno commissari per l'edilizia scolastica».
Ma il cuore del piano di Conte sarà l'ambiente: «Dobbiamo investire nelle grandi reti telematiche, idriche, energetiche. Dovremo accompagnare il sistema Italia verso una transizione energetica. Andremo a bandire migliaia di posti per i nostri ricercatori». Solo buoni propositi. Per ora.
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