L'America ha un nuovo presidente. È quello eletto il 5 novembre scorso, che sembra aver già assunto pieni poteri, al punto tale che i leader internazionali fanno riferimento a lui per affrontare le principali sfide globali. E subito stabilisce un contatto importante con l'Italia nell'incontro fuori programma con Giorgia Meloni a Parigi.
Donald Trump, invitato dal leader francese Emmanuel Macron, è nella capitale francese per la riapertura della cattedrale di Notre Dame ristrutturata dopo il rogo di cinque anni fa. Ma dietro la cerimonia si cela un incontro di massimo livello ospitato all'Eliseo, il trilaterale con Macron, appunto, e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il tycoon è tornato in pompa magna sul palcoscenico mondiale con il suo primo viaggio all'estero dopo la rielezione, e tra i 40 capi di Stato e di governo presenti, tutta l'attenzione è puntata su di lui. Nella cattedrale, il presidente eletto degli Stati Uniti è seduto in prima fila tra il padrone di casa e la première dame di Francia, Brigitte Macron. Sempre in prima fila il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al fianco della figlia Laura, e poi Zelensky. In serata, annunciato dalla Cnn, il bilaterale con la premier Giorgia Meloni durante il ricevimento.
Prima dell'inaugurazione, Macron ha accolto Trump all'Eliseo: il tycoon ha sottolineato i «rapporti eccellenti» con il collega. «È un onore essere qui - ha aggiunto - Il mondo sembra essere un po' impazzito di recente, ne parleremo». «Abbiamo tante sfide da affrontare insieme», ha risposto Macron. Poi, i due hanno accolto insieme il leader di Kiev per una riunione durata poco più di mezz'ora. Trump e Zelensky si sono ripetutamente stretti la mano. «Ho avuto un incontro proficuo e produttivo. Il presidente Trump è, come sempre, risoluto. Lo ringrazio - ha detto Zelensky - Vogliamo tutti che questa guerra finisca il prima possibile e in modo giusto». Il leader francese, sin dal primo mandato del tycoon, ha dimostrato di essere tra i più abili a forgiare un rapporto personale con lui, e ha fatto in modo di coltivare la relazione dopo il 5 novembre. Pur se il suo ufficio ha minimizzato il significato dell'invito, spiegando che è stato chiamato come il presidente eletto di una «nazione amica, e non è eccezionale». In realtà, sullo sfondo della crisi di governo interna, Macron sta tentando di accreditarsi come il principale interlocutore internazionale del prossimo comandante in capo Usa.
Una mossa audace, che umilia un Joe Biden offuscato anche dalle polemiche per la grazia al figlio Hunter (a Parigi c'è la first lady Jill). La diplomazia di The Donald si muove su Israele, Libano, e Siria. Gli Stati Uniti «non dovrebbero farsi coinvolgere» nella guerra in Siria, ha detto Trump, sottolineando che il Paese «è un disastro, ma non è nostro amico, e gli Usa non dovrebbero avere nulla a che fare con questo».
A sorpresa, anche l'ormai onnipresente Elon Musk era atteso a Parigi per la cerimonia, dopo che nei giorni scorsi ha suscitato polemiche il suo sgarbo, pubblicando su X le immagini in anteprima dell'interno di Notre Dame restaurata.
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