Ritrovato sull'Everest lo scarpone di Irvine. Può riscrivere la storia della montagna

L'alpinista, insieme a Mallory, sparì nel 1924 e nessuno sa se la spedizione sia arrivata in vetta. 30 anni prima di Hillary

Ritrovato sull'Everest lo scarpone di Irvine. Può riscrivere la storia della montagna
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L'ultima volta che qualcuno li ha visti era una domenica di cielo terso ma il tempo alle pendici dell'Everest può cambiare da un momento all'altro. Andrew Irvine e George Mallory stanno procedendo spediti, la vetta, la gloria e la storia, sono a circa 250 metri. Ma all'improvviso arriva una tempesta di neve e i due alpinisti spariscono dalla vista. È l'8 giugno del 1924 e da quel giorno la storia dei due alpinisti è circondata di mistero e sfocia nel mito. Sono arrivati in vetta prima di morire? Sono stati loro i primi a conquistare l'Everest, 29 anni prima di Edmund Hillary e dello sherpa Tenzing Norgay? Nessuno lo sa, ma la nebbia sulla loro storia negli anni si è un po' diradata, facendo emergere ipotesi e certezze. Fino all'altro giorno, quando uno scarpone, con all'interno un piede avvolto in una calza, che con tutta probabilità apparteneva a Andrew Irvine, è stato ritrovato sull'Everest.

La scoperta è stata compiuta da una spedizione di alpinisti e filmmaker al lavoro per un progetto del National Geographic e ha riaperto il caso che da mistero della montagna è diventato un giallo globale. Quello che sappiamo, per certo, è che il corpo di Mallory venne ritrovato solo nel 1999, ancora quasi intatto, a non troppa distanza dalla cima. Di Irvine invece era stata recuperata soltanto la piccozza. Ma ancora manca l'oggetto che potrebbe riscrivere la storia: la macchina fotografica che potrebbe avere immortalato le prove di un successo storico. La certezza assoluta che si tratti davvero di uno dei resti di Irvine si avrà soltanto con le analisi genetiche ma le iniziali sul calzettone sembrano fugare ogni dubbio. Proprio Irvine, secondo le testimonianze dell'epoca, era l'addetto dell'attrezzatura fotografica e il ritrovamento dell'apparecchio potrebbe chiarire un giallo insoluto da cento anni esatti. La versione universalmente riconosciuta come ufficiale infatti racconta che l'Everest venne conquistato nel 1953, dal neozelandese Edmund Hillary e dallo sherpa Tenzing Norgay.

«Quando ho sollevato il calzino ho visto l'etichetta - spiega il filmaker Jimmy Chin che ha materialmente trovato il reperto - Ho guardato i miei compagni e abbiamo subito capito di trovarci di fronte a qualcosa di unico. Qualunque spedizione sull'Everest segue inevitabilmente l'ombra di Irvine e Mallory». Lo stesso Chin ha subito contattato la pronipote dell'alpinista Julie Summers, che oggi ha 64 anni e che nel 2001 aveva scritto la biografia dello zio. «Avere anche solo qualche informazione ma definitiva su dove possa essere finito Andrew è sicuramente utile per loro. Ed è anche un grande indizio per la comunità alpinistica che ancora si interroga cosa sia successo su quella montagna cento anni fa», ha detto il filmaker.

Il giallo è ancora da chiarire e non ci sono ancora prove se la spedizione di Mallory e Irvine sia arrivata alla cima o meno. Restano i pareri degli esperti secondo cui è più probabile che l'incidente costato la vita ai due alpinisti sia avvenuto durante la discesa.

E restano le parole di Sir Francis Younghusband, esploratore e alpinista che ha promosso le ricerche dei due dopo l'incidente: «Delle due alternative, tornare sconfitto per la terza volta, o morire, quest'ultima era per Mallory la più facile». Il giallo rimane. Ma Mallory e Irvine restano a pieno titolo nella storia. E anche nel mito.

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