Ci ha messo 102 anni, ma finalmente il Negroni è il cocktail più ordinato al mondo. Il drink inventato dall'omonimo conte fiorentino nel 1919 ha scalzato l'Old Fashioned dal trono ed è stato incoronato dagli esperti del magazine inglese Drink International che ogni anno premia le miscelazioni più amate al mondo. Il 7 gennaio la rivista ha annunciato il passaggio di consegne, riportando i risultati delle interviste ai cento cocktail bar più importanti a livello globale, cui è stato chiesto di segnalare i gusti dei propri ospiti. Nel ranking dei cocktail più bevuti al mondo, quest'anno per la prima volta si celebra l'italianissimo drink, la cui storia sembra fatta apposta per ispirare i romanzieri.
Quella del Negroni, in fondo, è la narrazione di una vita straordinaria quella del conte Camillo, nato e morto sulle rive dell'Arno - ricca di colpi di scena e passaggi inaspettati. Se l'inizio e la fine della sua epopea si svolgono proprio nel capoluogo toscano, tutto ciò che sta in mezzo è un viaggio che a oltre cent'anni di distanza ancora affascina gli amanti del bere miscelato. Anche dopo un secolo dalla sua nascita, infatti, il cocktail che porta il suo nome non ha perso nulla del suo appeal internazionale: appena poche settimane fa, ad esempio, è stato protagonista di una puntata della serie tv Netflix La casa di carta, dove Berlino arriva a distruggere un bar proprio perché gli era stato servito un Negroni non all'altezza. E dire che tutto ha origine a Firenze, dove il conte Negroni nasce da nobile discendenza, padre italiano e madre inglese. D'animo romantico e irrequieto, da giovane si mette nei guai per faccende di cuore e - come usava all'epoca costretto a partire per salvare l'onore. Da qui comincia il suo viaggio, in Wyoming a fare il cowboy, a New York a insegnare scherma e a Londra a frequentare i salotti dell'alta società. Ritorna a Firenze arricchito d'esperienza e di buon gusto, anche nel bere.
Il conte era solito sostare in via Tornabuoni al Caffè Casoni, dove oggi caso unico in Italia - una targa celebra la nascita del drink. In un'epoca in cui tutti ordinavano le bevande più alla moda, ossia l'Americano (Vermouth e Bitter), in un pomeriggio di maggio il conte Camillo convinse il giovane barista Fosco Scarselli ad aggiungervi l'inglesissimo Gin, omaggio ai suoi viaggi o alle sue origini, chissà. Per distinguersi dagli altri avventori, il conte amava guarnirsi i cocktail con una fetta d'arancia, tocco finale ideale per quel mix secco e deciso appena inventato. In breve tempo questa versione dell'Americano conquistò tutti. Era il 1919 quando per la prima volta quel cocktail fu servito, e oggi 102 anni più tardi - in tutto il mondo lo chiamano con il suo nome: un Negroni, please.
Ma come siamo arrivati al top mondiale? «Nel mondo del bar, come in quello della cucina spiega l'esperto Federico Bellanca - c'è stata un'evoluzione del palato medio. Se negli anni Novanta si bevevano principalmente cocktail dolci per nascondere la gradazione, oggi invece il mercato è più maturo: la nota amaricante e botanica tipica della liquoristica italiana è sempre più ricercata nella miscelazione moderna. Ciò è per l'Italia non solo motivo di vanto, ma anche fonte di ritorno economico: vermouth e bitter sono due eccellenze made in Italy, mentre col boom dei craft gin è possibile bere quasi in ogni bar un Negroni 100% italiano.
Infine conclude Bellanca il primato dell'Old Fashioned era tenuto su soprattutto dagli Usa, dove il drink a base di whiskey americano è piuttosto diffuso. Il successo del Negroni invece è veramente globale, dalla Cina all'Australia».
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