A pochi giorni dalla rottura che ha messo fuori causa Giuseppe Conte, uno dei grandi vincitori della crisi di governo continua a essere lui: Matteo Renzi.
Il "king maker" Renzi
Il senatore fiorentino non solo ha eliminato dall'arena politica il premier Conte. È anche riuscito a mettere in guai serissimi il Movimento 5 Stelle - chiamato adesso a una scelta su Mario Draghi che potrebbe comprometterne la "coerenza" di fondo - e a far capire all'opinione pubblica che il Partito Democratico è sempre più allo sbando.
Il leader di Italia Viva, inoltre, ha piazzato sul terreno altre due bandierine. La prima: la scelta di Draghi come possibile successore di Conte. In un'intervista rilasciata a Repubblica, Renzi ha spiegato chiaramente la sua posizione: "Se dobbiamo spendere 200 miliardi di euro preferisco li spenda Draghi che Conte". La seconda: mostrare a tutti gli altri partiti che è con lui che, volenti o nolenti, bisognerà fare i conti. Presenti e futuri.
I timori di Zingaretti
È tuttavia interessante soffermarci sul bistrattato Pd, sempre più in alto mare e senza alcuna bussola a disposizione. I dem si sono ricompattati soltanto nelle ultime ore. In un primo momento, sul sostegno a Draghi, il Partito Democratico era scisso in almeno due anime. L'area di Franceschini e quella di Base riformista, racconta Marco Antonellis su Tpi.it, stanno affilando le armi per una ipotetica resa dei conti. A loro, infatti, la linea del "O Conte o voto" non sarebbe mai veramente piaciuta.
A questo punto, nel caso in cui la missione di Draghi dovesse fallire, c'è chi pronostica la citata resa dei conti interna al Pd. Una resa dei conti, va da sé, che farà rima con giochi di congresso. Nicola Zingaretti, attuale segretario dem, è terrorizzato all'idea di perdere il timone. Si vocifera che Renzi, fallito il progetto Italia Viva, possa provare a rientrare nel Pd. In che modo? "Usando" i dem a lui più vicini: da Bonaccini a Nardella, da Gori a Marcucci passando per Orfini.
Verso la resa dei conti
"Chiederanno un congresso dicendo che il Pd ha sbagliato ad appoggiare il Conte Ter. Peccato che tutti i passaggi siano stati approvati all’unanimità in Direzione (ne abbiamo fatte ben quattro). Se non erano d’accordo potevano presentare un documento lì, allora…", ha pronosticato un autorevole deputato dem, come riportato sempre da Tpi.it.
La fonte del Pd ha fatto emergere altri particolari non da poco. Innanzitutto, all'interno del partito, ci sarebbero esponenti che non avrebbero mai smesso di remare contro l'azione di Zingaretti. "Dopo le regionali c’era chi voleva muovere Bonaccini contro Zingaretti per scalzarlo", ha aggiunto la voce anonima.
Zingaretti trema all'idea di essere scalzato da un eventuale ritorno di fiamma di Renzi. "Un ex renziano alla guida del Pd mi pare una cosa improbabile, basta andare a vedere cosa pensa la nostra base di Renzi.
Quindi se vogliono un congresso lo dicano pure", ha sottolineato la fonte. Nel Partito Democratico, dunque, c'è "chi vuole che Renzi si riprenda il Pd" e chi punta a mantenere l'autonomia. Quanto basta per non far dormire sogni tranquilli a Zingaretti- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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