Il suo modello di vita è il premio Nobel per la Pace Liu Xiaobo, morto in libertà condizionale nel 2017 in Cina. Non sono accostamenti di circostanza quelli che Josha Long, 22 anni, tra gli attivisti pro-democrazia più noti di Hong Kong, fornisce sui suoi profili social. Nonostante la sua giovanissima età lo si può considerare un politico navigato e piace all'Occidente che ne ha già fatto un icona immortalata sulla prima pagina della rivista Time. Ieri mattina è stato arrestato per la quinta volta: agenti della polizia l'hanno prelevato a pochi passi dall'imbocco di una fermata della metropolitana. Come nelle precedenti circostanze le manette, scattate ai polsi anche di un'altra leader delle proteste, Agnes Chow (i due sono stati òoi rilasciati su cauzione), non impediranno a Wong di mantenere pulito il volto di una generazione in rivolta.
Nella città a statuto speciale è lui a dettare l'agenda del movimento pacifista anti-Pechino. Wong è figlio di una famiglia del ceto medio di Hong Kong. Ha studiato prima in un liceo anglicano, poi alla Open University di Hong Kong. Il suo forte è la politica, per la quale ha mostrato un talento innato. Il suo primo atto movimentista risale al 2011, una campagna contro «il lavaggio del cervello» che Pechino intendeva fare agli studenti dell'ex colonia britannica, imponendo corsi di educazione patriottica nelle scuole. Nell'arco di un anno è riuscito a fondare il suo movimento politico, portando 12mila studenti di fronte alla sede del governo. Il leader del Movimento degli Ombrelli, la grande mobilitazione di massa pro-democrazia che per 79 giorni nel 2014 bloccò il centro dell'ex colonia, è entrato in carcere per la prima volta proprio nello stesso anno, poco più che 17enne. Nel 2016 ha fondato Demosisto, partito che mira all'auto-determinazione di Hong Kong attraverso l'azione diretta, i referendum popolari e mezzi non violenti, fino ad arrivare all'autonomia politica ed economica. Per Pechino Wong sarebbe al soldo degli Stati Uniti e della Cia, intenzionati a tentare una manovra di sfondamento verso la nazione della Grande Muraglia. Ragion per cui viene marcato a vista da agenti di sicurezza, in allerta anche per tentare di boicottare alcune sue intuizioni tecnologiche. Nel 2014 fu lui a creare la app per smartphone Firechat, diventata lo strumento di comunicazione delle proteste. Così come da una sua idea si è sviluppato ad Hong Kong il social Telegram, utilizzato soprattutto dai più giovani per sfuggire al Grande Fratello della polizia.
Nel frattempo la situazione a Hong Kong rimane molto tesa. Gli organizzatori hanno cancellato la marcia odierna dopo il divieto della polizia a manifestare. I promotori del gruppo Civil Human Rights, che fin qui avevano portato in piazza due milioni di persone in maniera pacifica, non hanno avuto altra scelta che annullare l'appuntamento per preservare l'incolumità dei partecipanti. Le recenti manovre militari cinesi creano inquietudine.
Non è ancora chiaro se i manifestanti troveranno un modo alternativo per esprimere il loro dissenso, ma è probabile che qualcosa potrebbe accadere, ma a quel punto la contromossa di Pechino aprirebbe una strada senza ritorno.
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