Lavorare da casa per sempre. Dopo essere stata una delle prime società a passare al lavoro in remoto per prevenire la diffusione del coronavirus, Twitter lancia un'altra svolta che potrebbe diventare epocale, soprattutto se le altre aziende della Silicon Valley seguiranno il suo esempio. E la mossa potrebbe avere un impatto ben al di là dei confini della California, facendosi sentire anche a Wall Street e, di conseguenza, sulla città di New York.
«Gli ultimi mesi hanno dimostrato che può funzionare. Se i nostri dipendenti hanno un ruolo e sono in una situazione che consente loro di lavorare da casa, e desiderano farlo per sempre, lo renderemo possibile», ha spiegato la società. «Aprire gli uffici sarà una nostra decisione, quando e se i nostri dipendenti vogliono rientrare sarà invece una loro decisione», ha proseguito.
Non si tratterà però di un obbligo, ma di una libera scelta. L'amministratore delegato Jack Dorsey, in un'email allo staff ottenuta da BuzzFeed News, ha precisato che in ogni caso non si tornerà in ufficio prima di settembre, e non ci saranno eventi fisici per il resto del 2020, mentre per il 2021 si valuterà a fine anno. Inoltre, la maggior parte dei viaggi di lavoro rimarrà off-limits almeno fino a settembre.
«Siamo orgogliosi delle prime azioni intraprese per proteggere la salute dei nostri dipendenti e delle nostre comunità - ha detto un portavoce - Questa rimarrà la nostra massima priorità mentre ci confrontiamo con le incognite dei prossimi mesi».
I 5.000 dipendenti di Twitter lavorano da casa dall'inizio di marzo, e la mossa è stata poi seguita anche dalle altre Big del settore tecnologico come Google, Facebook e Microsoft. Mountain View ha fatto sapere che la stragrande maggioranza dello staff lavorerà da casa fino al 2021, anche se alcuni torneranno in ufficio all'inizio dell'estate.
La società di Mark Zuckerberg, invece, inizierà a riaprire gli uffici dopo il weekend della Festa dell'Indipendenza (che cade il 4 luglio), ma consentirà a chi è in grado di lavorare in remoto di farlo fino al prossimo anno. E Amazon, da parte sua, ha concesso la stessa possibilità almeno fino agli inizi di ottobre.
Alle decisioni delle aziende della Silicon Valley guarda con estrema attenzione anche Wall Street. La pandemia ha messo gli istituti, la maggior parte dei quali ha grandi uffici a New York City, nella posizione di dover rivedere il loro modello di business.
Prima del coronavirus, ad esempio, tre dei più grandi inquilini di edifici commerciali della Grande Mela - Barclays, JP Morgan Chase e Morgan Stanley - contavano decine di migliaia di lavoratori nei grattacieli di Manhattan.
Ora i dirigenti di tutte e tre le aziende hanno detto che è altamente improbabile che tutti i dipendenti tornino in quei palazzi, anche dopo la fine dell'emergenza. E la società di ricerca Nielsen è arrivata ad una conclusione simile: quando la crisi sarà passata, i suoi 3.000 lavoratori in città non dovranno più essere in ufficio a tempo pieno e potranno invece lavorare da casa per la maggior parte della settimana. Questo si tradurrà, con tutta probabilità, nello stravolgimento di un vero e proprio «ecosistema».
Una minore presenza si farà sentire non solo sul mercato immobiliare, ma pure su
ristoranti, negozi e trasporto pubblico, senza contare l'impatto per le tasse locali e cittadine.Per New York si profila quindi una nuova sfida, se vuole evitare di essere sempre meno appetibile agli occhi delle aziende.
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