Roma Capitale non sarà sciolta ma Marino finisce sotto tutela

Gabrielli conferma le infiltrazioni mafiose sino a dicembre 2014 eppure non chiede l'azzeramento della giunta. Macchina comunale commissariata: viceprefetti anti degrado

Roma Capitale non sarà sciolta ma Marino finisce sotto tutela

Quattro ore di riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza che decidono il destino di Ignazio Marino e della sua giunta. L'esito è rimandato al parere che il prefetto Franco Gabrielli invierà al Viminale entro fine settimana, ma rumors insistenti indicano che, nonostante la relazione della commissione abbia certificato l'infiltrazione mafiosa fino a un anno e mezzo dopo l'elezione di Marino, il prefetto non dovrebbe suggerire lo scioglimento del Comune.

La sentenza, comunque, si dovrebbe risolvere in una sorta di commissariamento di fatto della macchina comunale, con il sindaco salvo ma messo sotto tutela. D'altra parte il prefetto Gabrielli si è già portato avanti: ieri è intervenuto sulla questione dei camion bar da cacciare da Colosseo e dintorni, poi confermata dal Tar. E al comitato per la sicurezza del I municipio, quello del centro di Roma, ha nominato due viceprefetti per contrastare il degrado nel centro storico e nell'area della stazione Termini.

E a proposito di stazioni, Marino è sotto un treno. Non solo per i venti che soffiano dalla Prefettura, ma anche per la guerra aperta che ha dichiarato ai macchinisti della metropolitana di Roma. Dopo giorni di disservizi, dovuti allo sciopero bianco dei conduttori Atac, per protestare contro l'obbligo di timbrare il cartellino per certificare la presenza in servizio, in vigore dal primo luglio, ieri il sindaco ha postato un video su Facebook , ammettendo «gravi rallentamenti, addensamenti di persone e gravi disagi» per romani e turisti, e annunciando una task force per valutare sanzioni e contromisure. Nel video, anche una gaffe. Marino dice che il «40 per cento del personale si rifiuta di timbrare il cartellino», frase poi corretta dall'ufficio stampa perché il dato è relativo ai soli macchinisti.

Così, tra lo sciopero bianco in atto e gli scioperi veri e propri annunciati per i prossimi giorni (in calendario due stop al servizio, il 10 per i bus periferici e poi di nuovo il 17, anche se la seconda agitazione non ha avuto il via libera della commissione di garanzia sugli scioperi), i trasporti pubblici capitolini sembrano una volta di più fuori controllo. Solo i tratti già aperti della «nuova» metro C, che utilizza treni driverless , quindi senza conducenti, sono scampati agli effetti della protesta (ma non ai problemi: pochi giorni dopo l'inaugurazione la fermata Pigneto è rimasta chiusa per 24 ore in seguito a un atto vandalico), mentre anche sulla linea Roma-Lido, il treno del mare, si è vissuta una nuova giornata campale.

A peggiorare il tutto, il caldo pazzesco che ha reso la vita più difficile ai malcapitati che, per lavoro o per turismo, si sono infilati nei tunnel per affollare le banchine, trasformate loro malgrado in sauna anche grazie ai forti ritardi accumulati dalle corse, con i rari treni in arrivo simili a carri bestiame stipati all'inverosimile. Visti i fortissimi disagi, due giorni fa si è mossa proprio la commissione di garanzia sciopero, chiedendo chiarimenti all'Atac e alla prefettura.

Poi come detto anche il sindaco ha tentato di correre ai ripari, tra videomessaggi e contromisure annunciate per «sedare» la «non accettabile» rivolta dei macchinisti, rivendicando la «naturale severità» del Campidoglio e annunciando la discesa in campo di una task force per «individuare le responsabilità dei disagi al trasporto pubblico» e riportare la situazione alla «normalità», oltre a garantire una linea diretta proprio con il prefetto Gabrielli, sempre più il vero alter ego del primo inquilino del Campidoglio.

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