A Roma ecco la carica dei duecento Gli aspiranti «abogados» in crisi tra trolley e dizionari in castigliano

Molti hanno superato i 40 anni e si presentano con moglie e figli. Il codice resta nella borsa, interessa solo passare il test

A Roma ecco la carica dei duecento Gli aspiranti «abogados» in crisi tra trolley e dizionari in castigliano

Roma - Ad osservarli, in attesa nel cortile di un anonimo palazzo del quartiere San Giovanni, a Roma, non sembrerebbe proprio che tra loro possa nascondersi un qualche futuro principe del foro. Dizionario di spagnolo sotto braccio, trolley al seguito, carta di identità e penna biro in mano, sono arrivati da tutta Italia e aspettano di essere chiamati per sostenere i test che gli consentiranno, alla fine di un percorso tutto in discesa, di diventare abogado.

È la via spagnola, quella che consente di aggirare lo scoglio, per molti laureati insormontabile, dell'esame di Stato italiano, dove la media nazionale degli ammessi all'orale è inferiore al 50 per cento. C'è chi l'ha provato due o tre volte, poi ha detto basta e si è lasciato sedurre dalla moltitudine di offerte proposte dal web per realizzare il sogno di indossare la toga in tempi certi e non troppo lunghi, semplicemente diventando avvocato in Spagna senza muoversi dal proprio pc. Al resto pensano le leggi comunitarie che consentono l'esercizio della professione in uno stato diverso da quello dove si è conseguita la qualifica professionale. Dopo tre anni da abogado appoggiati ad un legale iscritto, si diventa avvocati a pieno titolo. Tanto vale provarci, quindi, anche a costo di perdersi nel sottobosco di agenzie che da quando nel 2011 la normativa spagnola si è adeguata a quella europea, che prevede si debba fare un master e sostenere un esame finale per il riconoscimento della laurea preso in uno stato membro Ue, hanno fiutato il business e cominciato a proporre pacchetti tutto compreso, dal disbrigo delle pratiche ai voli charter per trasportare gli abogados ad iscriversi negli albi spagnoli, fino anche alla segnalazione delle risposte giuste dei test, probabilmente per chi sceglie il pacchetto deluxe. Il tutto in un pericoloso equilibrio tra il lecito e l'illecito che fa comodo a molti e fa girare un bel po' di denaro.

Sono circa 200 gli aspiranti legali radunati davanti al centro studi Maniero. Non sembrano affatto tutti giovani neolaureati, tutt'altro. Alcuni sono arrivati con moglie e figli al seguito, moltissimi gli over 40 che per qualche motivo hanno bisogno di un titolo, non certo per esercitare a quell'età. È uno spaccato di umanità varia alla ricerca di una scorciatoia che renda possibile ciò che per vie ordinarie appare inarrivabile. «Mi auguro che abbiano un minimo di coscienza, capiranno che se siamo qui altrove non c'è andata bene», confida una giovane. Qualcuno tenta l'avventura in compagnia, molti si sono conosciuti in chat e si ritrovano qui a condividere ansie e timori. «È tutto un grande business», lamenta un candidato. «Tu con quale agenzie sei?», chiedono. E giù lamentele e dubbi sull'effettiva efficacia del percorso intrapreso. Qualcuno deve fare l'esame di deontologia e statuto generale dell'avvocatura spagnola per integrare la laurea, qualcun altro il master. Tutto in spagnolo, su codici e leggi di un altro paese. Ma che importa, quello che conta è l'agognata abilitazione e la speranza di non farsi fregare dalle agenzie e dalle università spagnole che sull'italica arte di arrangiarsi hanno costruito floridi traffici. Tra gli aspiranti abogados si aggirano gli agenti. Incoraggiano i loro clienti, danno consigli: «Avete cominciato a fare i test sulla piattaforma? Avete raggiunto almeno il 40 per cento di risposte esatte?».

Uno batte cassa: «Sono venuto a fare l'esattore», dice. «Li vuoi subito o all'uscita?», gli risponde una ragazza. L'appello continua, qualcuno non è stato ancora chiamato. «Calma, c'è posto per tutti», vengono tranquillizzati quelli in attesa.

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