A Roma la flat tax, in Veneto una tassa in più. Così Zaia medita di alzare l'Irpef per i "ricchi"

Il governatore: "Gettito da 300 milioni destinato al sociale". I dubbi di Fdi

A Roma la flat tax, in Veneto una tassa in più. Così Zaia medita di alzare l'Irpef per i "ricchi"

Una decisione non è ancora stata presa, ma se fosse, cadrebbe il totem del Veneto tax free, e cadrebbe nel momento più difficile per imprese e famiglie. Un'arma a doppio taglio per il governatore Luca Zaia, che con una congiuntura economica nera, valuta di reintrodurre l'addizionale Irpef sui redditi medio alti dei veneti, nell'unica regione che da 13 anni non applica la tassazione aggiuntiva. Tassazione che significherebbe introiti per le casse regionali da destinare alle persone più in difficoltà, ai fragili colpiti dai costi insostenibili dell'energia. Insomma, per la protezione sociale. Sarebbe questo il senso della misura, ha tenuto a chiarire il presidente Zaia, esponente di peso di quella stessa Lega che a Roma invece spinge per introdurre la flat tax.

L'ipotesi di mettere l'addizionale Irpef per i redditi medio alti in Veneto, doveva rimanere riservata, confinata nell'ambito di una riunione ristretta per trovare risorse a bilancio. Ma quando è trapelata il governatore ha confermato che l'opzione è sul tavolo: «Se accadesse, sarebbe a vantaggio delle famiglie più povere. Se applicassimo l'Irpef dell'Emilia Romagna - il caso allo studio -, ma non a chi ha redditi bassi (sotto i 15 mila euro), avremmo un gettito di 300 milioni l'anno. Per un reddito che va dai 15 ai 28 mila euro l'anno sarebbero 44 euro l'anno. Per il momento sono soltanto proiezioni allo studio. Ma se dovesse scaturirne qualcosa, la somma andrebbe destinata alle famiglie più povere, alle case di riposo, ai disabili, agli asili nido, ai non autosufficienti, magari anche a forme di gratuità per i trasporti gratuiti degli studenti».

Il governatore ha chiesto un parere a imprese e sindacati, e tra un paio di settimane dovrebbe aggiornare il tavolo. Da parte loro, le sigle Cgil Cisl e Uil Veneto si sono già dichiarate «disponibili al confronto, purché l'intervento sull'imposta preveda un meccanismo di progressività e di tutela dei redditi più bassi nella fase di prelievo, e purché il gettito dell'imposta venga interamente destinato ad interventi sociali e di sostegno alle famiglie». Perplesse invece le imprese, che attendono di capire come effettivamente verrebbero usati i 300 milioni di proventi dell'addizionale. Scetticismo dagli esponenti locali di Fdi: «Non sappiamo neanche di cosa si parli - dice il capogruppo in regione Raffaele Speranzon -. Certo che il timing non sembra il migliore possibile».

Quanto alla Lega, ieri dal consiglio federale Salvini ha ribadito che «la flat tax resta un punto cardine» dell'agenda del centrodestra. Da capire quale sarà il punto di caduta tra le richieste della Lega e la visione degli alleati. Per ora si parla di un «rafforzamento», di un'estensione netta della soglia, da 65mila a 100mila euro.

Il senatore di Fratelli d'Italia e responsabile del programma Giovanbattista Fazzolari ha confermato che «prevediamo una flat tax sul reddito incrementale e di portare a 100mila la soglia. Questo è quello che c'è scritto nel programma, non c'è scritto di più e sicuramente con la prima legge di bilancio non ci sarà di più».

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