È Bodgan Peschir il nome chiave per provare a decrittare cosa è accaduto alle elezioni presidenziali rumene, annullate dalla Corte costituzionale per un possibile attacco ibrido russo. Da un lato gli 007 di Bucarest lo ritengono la mente (e il braccio operativo) della possente campagna social per il candidato dell'ultradestra Calin Georgescu, passato in pochi giorni dall'anonimato alla vittoria nelle urne, dall'altro c'è chi come la Lega definisce tutto ciò «pericoloso».
Il giorno dopo in Romania la palla passa agli investigatori, che hanno effettuato una serie di perquisizioni su una persona «possibilmente coinvolta nel finanziamento illegale della campagna elettorale di un candidato alla presidenza». I reati contestati sono corruzione, riciclaggio e falsificazione informatica. Tre le abitazioni attenzionate nella località di Brasov, città che è anche la sede delle società di Peschir. «Gli imprenditori rumeni hanno il diritto di sostenere le persone in cui credono, le persone che possono portare un vero cambiamento nel sistema malvagio che ha distrutto il nostro Paese», aveva detto recentemente l'uomo attenzionato dai servizi che avrebbe donato un milione di euro a Georgescu. I documenti declassificati dicono che mostra un tenore di vita non compatibile con le attività svolte attraverso la società di sua proprietà. In precedenza Peschir aveva lavorato come programmatore presso società legate al settore delle criptovalute e di proprietà, tra gli altri, di Gabriel Prodanescu, altro nome presente nei documenti declassificati.
«Spetta al popolo rumeno decidere cosa sia meglio per il proprio Paese, libero da interferenze straniere», scrive su X la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen, dopo un contatto telefonico con il presidente della Romania, Klaus Iohannis. Anche Washington, che già venerdì scorso aveva confermato il coinvolgimento russo, esprime vicinanza al popolo romeno «mentre affronta una situazione senza precedenti riguardante l'integrità delle elezioni». Secondo il Dipartimento di Stato americano l'integrità delle elezioni «è fondamentale per la democrazia e i romeni devono avere fiducia che le loro elezioni riflettano la volontà democratica del popolo e sono libere da influenze maligne straniere».
Ma non tutti concordano con la lettura di un attacco ibrido russo. La Lega segue con «grande rispetto e viva preoccupazione quanto sta accadendo in Romania» e ritiene che annullare il voto democratico «perché il risultato non è gradito a Bruxelles, al politicamente corretto e a certi potenti come Soros, è un precedente allarmante e molto pericoloso», si legge in una nota. Raddoppia la dose il segretario Matteo Salvini, secondo cui «dire che i social possano fare il lavaggio del cervello è una mancanza di rispetto per i cittadini romeni ma anche per tutti gli altri». In una diretta sui suoi profili contesta il «possibile zampino dei russi» tramite Instagram e Tik Tok, che avrebbero «condizionato la testa e il cuore» dei cittadini e aggiunge che ripetere le elezioni costituirebbe un pericoloso precedente.
Nel mezzo un Paese spaventato e in ansia per il proprio futuro: oggi in Romania al posto del ballottaggio
tra il sindaco di centro-destra Elena Lasconi e Calin Georgescu, indipendente di estrema destra andrà in scena un'altra giornata ad alta tensione. Bucarest come epicentro geopolitico di un (altro) conflitto tra Est e Ovest.
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