Domenica con un'intervista al Corriere della sera aveva rotto il silenzio di oltre un mese per rivendicare scelte organizzative importanti e per dare un nuovo impulso all'azione politica del partito. E dopo soli due giorni torna a esprimere tutta la forza e la passione politica in occasione di una ricorrenza che lo inorgoglisce particolarmente. Era il 27 marzo di 29 anni fa, infatti, quando la neonata Forza Italia sbaragliò gli avversari ammutolendo scettici osservatori e sondaggisti. In un lungo testo pubblicato sui social Silvio Berlusconi torna a parlare della sua discesa in campo e di quella celebre vittoria che cambiò per sempre il volto del nostro Paese. Dopo trent'anni - commenta lo stesso leader azzurro - la passione è rimasta intatta e si può guardare con fiducia al futuro «consapevoli che la nostra storia è fatta di grandi sfide e di grandi successi».
L'anniversario cade in un momento di forte trasformazione del partito. Che, nelle intenzioni del suo presidente, cambia pelle per ritrovare l'energia della prima ora. «Oggi l'Italia è un Paese più moderno ed efficiente, con meno tasse e servizi più completi. Ci siamo occupati di tutti, a partire dai più deboli. Soprattutto quella vittoria ha rappresentato per noi un'importante occasione per dimostrare che si poteva fare politica in modo diverso, con coraggio e determinazione, mettendo al centro il bene comune e gli interessi del nostro Paese. La nostra vittoria ha dimostrato che era possibile coinvolgere le migliori forze ed energie della società civile e del mondo delle professioni nella gestione della cosa pubblica». Toccante il ricordo del giorno in cui ha messo la famiglia a conoscenza dell'intenzione di scendere in campo. E non è la prima volta che Berlusconi ricorda le parole della madre, comunque preoccupata che la sua discesa in campo avrebbe fatto di lui un facile bersaglio: «Se tu, sentendo così forte il dovere di farlo non trovassi anche il coraggio di farlo, non saresti quel figlio che io e tuo padre abbiamo creduto di educare».
E il partito nato allora torna così protagonista proprio alla luce dell'ultima riorganizzazione interna. Che non evidenzia, come dicono gli avversari, il sintomo di una forte debolezza interna. E a spiegarlo è Licia Ronzulli. «Non c'è nessuna corrente - spiega la capogruppo azzurra al Senato, a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico all'università del San Raffaele -. Sono in questo partito da vent'anni; è ovvio ci siano persone più o meno vicine, ma umanamente, non politicamente». «La linea politica in Forza Italia è una sola e la dà il presidente Berlusconi - aggiunge -; parlare di correnti è stupido così come è stupido parlare di scissione. Chi conosce la politica sa che solo nell'unità si possono fare le cose. Forza Italia deve restare compatta. Stupisce e può stupire la tempistica e i modi. Non riesco a capire il clamore, avevo chiesto da tempo di lasciare la guida della Lombardia perché il capogruppo in Senato deve essere un lavoro a tempo pieno».
La Ronzulli cita anche il suo compagno di partito, Alessandro Cattaneo, che nei prossimi giorni passerà il testimone di capogruppo a Montecitorio a Paolo Barelli. «Alessandro darà una mano alla riorganizzazione - conclude la Ronzulli -. Certa che saprà dare un grande impulso al partito».
E al coro delle celebrazioni si è unito lo stesso Cattaneo: «Il 27 marzo '94 rappresenta una rivoluzione nella storia politica del Paese. Dopo 29 anni, i valori liberali, europeisti e garantisti del presidente Berlusconi, guidano ancora le nostre scelte e la nostra prospettiva».
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