
Dal «fine pena mai» al «fine processo mai» e viceversa. La verità sulla strage di Erba dell'11 dicembre 2006 in via Armando Diaz 25, nel piccolo comune di Erba in provincia di Como, nella quale morirono Raffaella Castagna (30 anni), suo figlio Youssef Marzouk (2 anni), la madre Paola Galli (56) e la vicina di casa Valeria Cherubini (55) anni, rimane consegnata alla sentenza che condanna all'ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi. Il verdetto è arrivato poco dopo le 18:30. I giudici della Quinta sezione penale della Corte di Cassazione hanno respinto il ricorso presentato da Olindo Romano e Rosa Bazzi per la riapertura del processo sulla strage. Niente revisione, il processo non verrà riaperto e i due coniugi resteranno in carcere.
Era stato il sostituto procuratore generale Giulio Monferini, nella requisitoria di ieri mattina, a sollecitare l'inammissibilità del ricorso perché, «quelle che secondo la difesa sarebbero le prove nuove non possono in alcun modo smontare i pilastri delle motivazioni che hanno portato alla condanna di Rosa e Olindo, e cioè il riconoscimento del sopravvissuto Mario Frigerio (morto a 73 anni, salvo per una malformazione alla carotide dopo essersi risvegliato dal coma), le confessioni dei due poi ritrattate e la tracce di sangue trovata sul battitacco della Seat Arosa. «Sono solo mere congetture, astratte», aveva sottolineato nella requisitoria, compresa la pista alternativa, prospettata dalla difesa, della faida per la droga legata alla 'ndrangheta.
Il pool di legali della coppia - Fabio Schembri, Luisa Bordeaux, Nico D'Ascola e Patrizia Morello - avevano chiesto di accogliere il ricorso, perché secondo loro «molti degli elementi sulle tracce di sangue, le confessioni e il riconoscimento viziato anche dall'inalazione del fumo che avevamo allegato non sono stati considerati come attuali e nuovi», in realtà non erano mai stati discussi in aula a Brescia a dispetto della fase dibattimentale. Un vizio formale che la difesa aveva contestato, inutilmente, nonostante una giurisprudenza consolidata desse loro ragione. «Ci sono diverse prove nuove, tutte importanti perché vanno singolarmente e unitamente a impattare sugli argomenti che sorreggono la sentenza di condanna. Un pezzo di comunità scientifica tra esperti di neuroscienze, periti come l'ex Ris Marzio Capra o Paolo Rabitti, aveva scelto di sottoscrivere le consulenze alla base della revisione per sostenere l'illogicità delle tre prove, dal riconoscimento viziato da una possibile «amnesia anterograda» alle differenze tra la macchia repertata dai carabinieri e quella analizzata. «Alcune di esse impattano sulla incompatibilità di Olindo e Rosa di compiere la strage», avevano detto i legali, che in serata si dicono «amareggiati» perché si attendevano un esito diverso. Deluso anche Cuno Tarfusser, l'ex sostituto Pg di Milano, censurato dal Csm per aver presentato una sua richiesta di revisione senza esserne legittimato: «Rifarei ciò che ho fatto, non è la giustizia che ho servito per 40 anni, sono contento di non appartenere più all'ordine giudiziario», il suo commento.
Secondo la sentenza della Cassazione, non priva di «numerose aporie», i due coniugi poco prima delle 20, sarebbero saliti nell'appartamento della donna, appena arrivata a casa con la madre e il figlioletto dalla stazione di Erba sulla Lancia K in uso solitamente al padre Carlo Castagna. Le donne sarebbero state aggredite con spranghe e coltelli, il bambino sarebbe stato accoltellato dalla Bazzi mentre Olindo dava fuoco all'appartamento. La vicina di casa Valeria Cherubini, allarmata dai rumori e dal fumo, avrebbe chiamato il marito per verificare che l'incendio non provenisse da un appartamento vicino (come era già successo), sarebbe stata colpita dalla coppia assieme al marito e poi sarebbe salita a casa perdendo poche gocce di sangue, senza inghiottirlo, nonostante 43 colpi al costato e otto bastonate al capo mentre i due sarebbero fuggiti dopo essersi cambiati senza lasciare tracce se non un'unica macchia sul battitacco della macchina, trovata diversi giorni dopo la strage, anche se manca la fotografia che la ritrae distintamente al buio.
Esultano i fratelli Castagna, da sempre convinti della colpevolezza di Olindo e Rosa: «Sono semplicemente felice», il parere a caldo di Beppe.
Di tutt'altro avviso l'ex cognato Azouz Marzouk, convinto dell'innocenza della coppia e condannato per aver calunniato i Castagna: «Nessun commento oltre l'ennesima delusione». Un verdetto che dilania le parti civili, con i legali che annunciano l'ultima carta, «il ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo» una volta depositate le motivazioni.
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