Roma Rula? No grazie. Non è ancora nemmeno ufficiale la partecipazione di Rula Jebreal a Sanremo insieme con Amadeus, ma già sui social si è scatenata la polemica. Innescata dal centrodestra, con i sovranisti in prima linea, a causa delle accuse di razzismo rivolte all'Italia e soprattutto ai politici del centrodestra dalla giornalista in un articolo apparso sul Guardian a febbraio del 2018, all'indomani del far west scatenato a Macerata da Luca Traini, che si mise a sparare a caso sugli immigrati come «reazione» all'omicidio di Pamela Mastropietro. La Jebreal, poi, a fine luglio dello stesso anno commentò il lancio di un uovo contro la pesista azzurra Daisy Osakue come «aggressione neonazista», prima che le indagini portassero a individuare i tre responsabili, uno dei quali figlio di un consigliere Pd.
E così i rumors della Jebreal come papabile valletta per Sanremo non incontrano il favore della parte politica che aveva attaccato. Lo dice chiaramente Daniele Capezzone, ex portavoce azzurro, collaboratore della Verità. «Mi par di capire che con i soldi del canone #Rai #RulaJebreal potrebbe essere incaricata a #Sanremo di spiegarci quanto le facciamo schifo. Se poi qualcuno si lamenterà sui social, seguiranno accuse di razzismo, sessismo e machismo. Pure nel 2020, ci avete già rotto i c***», ha twittato Capezzone.
Proprio su Twitter la possibile scelta di Amadeus divide i commenti, tra quanti propongono di boicottare Sanremo e quanti, invece, si schierano con Rula contro i «razzisti» partiti all'attacco. Qualcuno, su Change.org, lancia anche una petizione al presidente della Rai Marcello Foa chiedendo di lasciar chiuse per lei le porte del servizio pubblico. Contro la Jebreal a Sanremo si dice pure, sempre su Twitter, Marione, al secolo Mario Improta, già vignettista ufficiale pentastellato prima della separazione dopo l'accordo col Pd, che invita appunto a firmare la petizione.
Per il resto, a sollevare il polverone sono le centinaia di utenti «normali» che si dividono su quel nome. I contrari ricordano in tanti il tenore «antiitaliano» della Jebreal, e finiscono contrapposti a quanti invece denunciano l'aggressione social ovviamente razzista alla giornalista israelo-palestinese. A suo favore, però, si schiera Davide Faraone. Il senatore di Italia Viva promuove la possibile scelta della Jebreal, definendola «Donna, colta e impegnata», ossia «il mix che i sovranisti odiano».
Ma altre stoccate contro la possibile valletta sanremese arrivano dal professore molisano Marco Gervasoni («Aspettatevi un Sanremo pro clandestini, pro islam, pro lgbt, pro utero in affitto, pro sardine») e il consigliere Rai Giampaolo Rossi, secondo il quale sarebbe «sorprendente che possa partecipare ad un Festival che rappresenta la cultura popolare del nostro Paese, chi fino a poco tempo fa definiva gli italiani razzisti e l'Italia un paese fascista su giornali stranieri come The Guardian».
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