Sala in Italia: "Sono tornata". E Giorgia: "Sei stata forte"

La giornalista a Ciampino, accolta dai familiari, dalla premier Meloni e dal ministro Tajani. Interrogata dai Ros prima di rientrare a casa

Sala in Italia: "Sono tornata". E Giorgia: "Sei stata forte"
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Pantaloni e maglietta scura sotto una giacca verde, e uno zaino su una spalla. Cecilia Sala è scesa da sola dall'aereo che l'ha riportata in Italia da Teheran. Ad accoglierla a Ciampino i genitori, il compagno Daniele Raineri, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Cecilia è subito corsa incontro al fidanzato che l'attendeva sulla pista. C'è stato un intenso abbraccio tra i due. «Ciao, sono tornata», è invece il breve messaggio vocale inviato da Cecilia, ai colleghi di Chora Media, la Podcast company italiana per cui lavora insieme al quotidiano Il Foglio. Le prime parole al padre che la stringe: «Ti voglio bene». Anche con la madre l'incontro è stato commovente. «Sei stata forte», è stato il commento di Meloni.

Più tardi i ringraziamenti ufficiali: «Sto bene, grazie al governo».

Sono le 11 quando arriva la nota di Palazzo Chigi: «È decollato pochi minuti fa, da Teheran, l'aereo che riporta a casa la giornalista Cecilia Sala». «Grazie a un intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence, la nostra connazionale sta rientrando in Italia», spiega il comunicato. In un attimo si diffondono sollievo e felicità per una vicenda che si è conclusa bene e in tempi rapidi. Il direttore dell'Aise, Giovanni Caravelli, è sull'aereo, è andato personalmente a Teheran per prendere Cecilia. A Ciampino la giornalista atterra tra i giornalisti e familiari, si respira eccitazione e tensione. Tutti lì per Cecilia. Il compagno Raineri, emozionato, felice, in giacca blu e camicia bianca, non rilascia dichiarazioni, ma la gioia traspare. Finisce così dopo 21 giorni di reclusione nel terribile carcere di Evin, a Teheran, l'incubo di Cecilia Sala. Tre settimane di angoscia per i familiari e di trattative febbrili da parte della diplomazia e del governo italiano.

Ma ripercorriamo le tappe della storia. Il 19 dicembre, il giorno prima di rientrare in Italia, Sala viene fermata dai Pasdaran a Teheran, dove, con regolare visto, era andata per raccogliere materiale per il suo podcast «Stories». Il telefono rimane muto da quel momento. La notizia della sua detenzione in isolamento nel carcere di Evin, dove sono rinchiusi i dissidenti politici, viene resa nota solo il 27 dicembre. All'inizio non sono noti i motivi dell'arresto ma si parla solo di generici «comportamenti illegali». Nei primi giorni di carcerazione la giornalista riesce a parlare due volte con i genitori e invita tutti a «fare presto». Riceve una visita da parte dell'ambasciatrice italiana in Iran Paola Amadei per circa mezz'ora. Doveva ricevere dalla nostra ambasciata, beni di prima necessità, ma i pacchi non sono ammessi e in una nuova telefonata con la famiglia Cecilia si sfoga dicendo che dorme a terra senza materasso, solo con una coperta contro le fredde notti iraniane e senza neppure gli occhiali per ripararsi dalla luce al neon sempre accesa nella cella.

Tajani convoca alla Farnesina l'ambasciatore iraniano, Meloni un vertice a Palazzo Chigi. Il 2 gennaio Renato Sala e Elisabetta Vernoni sono ricevuti dalla premier. Il 3 gennaio l'ambasciatrice Amadei è al ministero degli Esteri di Teheran. A sorpresa, il 4 gennaio Meloni vola a Mar-a-Lago per incontrare Donald Trump. Secondo ricostruzioni dei media americani, la premier va in pressing sul tycoon proprio sulla vicenda. L'arresto di Sala è avvenuto pochi giorni dopo quello in Italia di Mohammad Abedini Najafabadi, a Malpensa su richiesta di Washington. Teheran nega che tra i due episodi vi sia un legame, ma la coincidenza evidenzia l'ipotesi che l'arresto di Cecilia potesse essere utilizzato come leva diplomatica per il rilascio di Abedini. Ora è tutto finito. «Siamo molto felici.

Quando è arrivata la notizia a Chora c'è stata grandissima emozione», Mario Calabresi racconta così la notizia della liberazione. Cecilia Sala è stata ascoltata dai carabinieri del Ros nel pomeriggio prima di ritornare nella sua casa romana, dalla quale ha ringraziato «tutti, il governo e chi mi ha tirato fuori». Ben tornata Cecilia!

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