L'ultima trovata dei talebani dell'accoglienza per portare migranti in Italia è una mini flotta di barche a vela. Altre navi, più attrezzate, delle grosse Ong, si dirigono verso Napoli o stanno riprendendo il mare pronte per la «caccia» ai migranti. E nei cieli svolazzano sempre i due velivoli dei Pilotes Volontaires francesi, che decollano da Lampedusa, grazie ai soldi della chiesa evangelica tedesca.
Ieri pomeriggio ciondolavano in mezzo al mare fra Malta e Linosa due barche a vela rinominate, non a caso, «Matteo S», in «onore» al ministro dell'Interno italiano e «Sebastian K», il premier dimissionario austriaco altrettanto odiato dai talebani dell'accoglienza. Una terza, Yosefa con bandiera tedesca della Ong Resqship, potrebbe unirsi all'avanguardia in mare della yacht_fleet, l'ultima trovata di talebani dell'accoglienza. Il piano è stato varato da Claud-Peter Reisch, il capitano della Lifeline, la nave dell'omonima Ong tedesca con sede a Dresda sequestrata da mesi nel porto della Valletta a Malta per avere sbarcato illegalmente dei migranti.
Il 14 maggio il comandante è stato condannato e ha dovuto pagare una multa di 10mila euro, ma sta tornando alla carica. Sui social della Ong estremista ha addirittura postato le foto dell'evacuazione di Dunkerque, durante la seconda guerra mondiale con 900 piccole imbarcazioni. Oggi vuole applicare la stessa tattica ai migranti. Il piano dovrebbe scattare domani con il probabile dissequestro di nave Lifeline, che avrà «il ruolo di prima soccorritrice». Più che recuperare migranti si tratta di «una manifestazione Yachtfleet nel Mediterraneo centrale» dal 16 al 21 giugno per ribadire che «il salvataggio in mare deve tornare a essere possibile!».
Siamo lontani dai fasti del 2017 quando il mare era solcato da 12 navi «umanitarie» e arrivavano 170mila migranti l'anno. Però anche Open arms, dell'omonima Ong spagnola, ha mollato gli ormeggi da Palma di Maiorca e si sta dirigendo verso Napoli per «eventi culturali» pro migranti probabilmente ospitati dal sindaco Luigi de Magistris. «Ci chiamano trafficanti, criminali, scafisti. La verità è che siamo solo cittadini e cittadine, persone normali che combattono per un mondo più giusto» si sfogano sui social i talebani dell'accoglienza. Il governo spagnolo con norme ben più draconiane del decreto Salvini prevede multe salate da 300mila a 900mila euro se Open arms tornerà a recuperare migranti.
Un'altra nave «umanitaria», l'Alan Kurdi, è stata rimessa a nuovo a Valencia. Pure questa imbarcazione utilizzata dalla Ong Sea eye, che si vanta di aver fatto sbarcare soprattutto in Italia 14.459 persone, potrebbe tornare in mare a breve. Fonti riservate segnalano che sarebbero in procinto di prendere il largo anche ammiraglie della vecchia flotta del 2017, come nave Aquarius che era gestita da Sos Mediterranee in collaborazione con Msf.
Da gennaio i talebani dell'accoglienza hanno stretto un patto chiamato United4Med. «Un'alleanza che nel momento in cui si voleva desertificare il Mar Mediterraneo mette in moto una flotta solidale europea» aveva annunciato Alessandro Metz, armatore di Mare Jonio, che per ora è sotto sequestro. Al contrario continuano ad essere operativi per voli di ricognizione i due velivoli Colibrì e Moonbird, che hanno individuato gli ultimi gommoni di migranti sbarcati in Italia dalle Ong. Il paradosso è che decollano da Lampedusa. Le operazioni aeree non costano poco: nel 2018 la cifra stanziata da Sea watch sfiorava i 200mila euro, in gran parte donati dalla Chiesa evangelica tedesca.
Una fonte del Giornale in prima linea sul fronte del mare spiega la nuova tattica di attrazione dei migranti.
«Ong come Sea watch lanciano sui social l'avviso che stanno arrivando in zona, anche in arabo - spiega la fonte - Dalla Libia ai trafficanti basta aprire su internet l'applicazione Marine traffic e tracciare la posizione Ais della nave. Quando arriva davanti alla spiaggia di partenza lanciano i gommoni». Si prevede un'estate «calda» con una nuova mini flotta di Ong sempre più agguerrita e politicizzata.
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