A salvare Bruxelles, Parigi e gli europei di calcio ci pensa ancora una volta Rabat. È stata una segnalazione dell'intelligence marocchina, secondo quanto rivela una fonte del Giornale a Rabat, a mettere sul chi vive i servizi di sicurezza belgi innescando le perquisizioni e i blitz che venerdì notte hanno contribuito a sventare un imminente sanguinoso attentato contro i tifosi riuniti per seguire l'incontro Belgio-Irlanda. E così ancora una volta l'intelligence del regno nordafricano si dimostra una delle poche in grado d'infiltrare quella ragnatela jihadista impenetrabile per gran parte degli investigatori europei.
È stata l'intelligence marocchina - secondo le informazioni raccolte dal Giornale - a segnalare per prima, una quindicina di giorni fa, gli spostamenti di un gruppo di militanti del Califfato transitati dalla Siria verso la Turchia e approdati poi in barca in Grecia. Da lì il commando sarebbe arrivato, già una settimana fa, in Belgio. Lì, sfruttando i contatti con le cellule dormienti sfuggite ai precedenti blitz dell'antiterrorismo belga, si sarebbe rifornito di armi e munizioni negli ancora sconosciuti depositi utilizzati per colpire prima Parigi e poi Bruxelles. L'intelligence marocchina oltre ad aver monitorato la fase della partenza dalla Siria attraverso i suoi infiltrati nel Califfato avrebbe comunicato anche l'avvenuto accesso agli arsenali disseminati sul territorio belga. A quel punto una serie di frenetiche intercettazioni telefoniche - seguite dai blitz di venerdì notte in 40 abitazioni conclusesi con 12 fermi e tre arresti - avrebbero convinto il commando a rinviare i propri piani.
Nonostante le imbeccate marocchine e l'insolita sollecitudine con cui, a differenza del passato, hanno messo a punto i piani antiterrorismo, gli inquirenti belgi hanno comunque mancato i due obbiettivi principali. Le squadre antiterrorismo non sono riuscite a mettere le mani né sui depositi d'armi, né sul gruppo di fuoco arrivato dalla Siria. Un insuccesso non da poco. Lo stesso commando potrebbe, infatti, tentare di colpire gli Europei di calcio direttamente sul territorio francese. L'attenzione prestata alle segnalazioni arrivate dal Marocco segnala però qualche progresso rispetto al recente passato. Lo scorso giugno il sindaco di Molenbeek, il quartiere islamico trasformato in una succursale del Califfato nel cuore di Bruxelles, non prestò la minima attenzione alla lista con i nomi di 80 sospetti militanti dello Stato Islamico trasmessagli dai servizi di sicurezza di Rabat. Tra gli 80 nomi c'erano quelli di Abdelhamid Abaaoud, dei fratelli Brahim e Salah Abdeslam e di Mohamed Abrini, ovvero di almeno quattro degli attentatori entrati in azione prima a Parigi e poi nella stessa Bruxelles. E furono sempre i servizi di sicurezza marocchini, pochi giorni dopo la strage di Parigi, a segnalare agli investigatori francesi il covo di Saint Denis in cui si nascondeva Abdelhamid Abaaoud.
Da quel momento le autorità belghe sembrano aver capito che gli unici in grado di monitorare le attività delle cellule jihadiste attive a Molenbeek e nelle altre roccaforti della jihad è Rabat. Una capacità quasi naturale visto che la maggior parte della comunità islamica belga arriva proprio dal Marocco.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.