Per salvare chi è in fuga dal terrore islamista l'Europa deve affidarsi a chi flirta coi jihadisti

Qatar e Turchia nelle decisioni sull'area di sicurezza che rimpiazzerà lo scalo

Per salvare chi è in fuga dal terrore islamista l'Europa deve affidarsi a chi flirta coi jihadisti

L'intento è nobile ed affascinante, ma tener aperta una via di fuga dall'inferno talebano per salvare gli afghani amici dell'Occidente e riscattare la nostra credibilità non sarà facile. Un primo segnale di difficoltà è arrivato dal Consiglio di Sicurezza che ieri ha votato una bozza priva di qualsiasi esplicito riferimento alla cosiddetta «bolla di sicurezza». Il progetto, lanciato dal premier inglese Boris Johnson e dal presidente francese Emmanuel Macron, prevede la creazione di una zona di sicurezza alle porte di Kabul per rimpiazzare l'aeroporto, da domani in mani talebane, e permettere la partenza dei corridoi umanitari riservati a chi può venir accolto all'estero. Il primo problema è però siglare un'intesa con i talebani che non comporti la loro legittimazione e il loro riconoscimento politico.

Ma trovare la foglia di fico diplomatica sotto cui coprire un negoziato che oltre all'implicito riconoscimento richiederà sostanziose contropartite politiche ed economiche non è facile. Proprio per questo la copertura più ovvia sembrava quella dell'Onu. Grazie a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza con la convergenza di Stati Uniti, Russia e Cina tutto sarebbe passato nelle mani di un inviato del Palazzo di Vetro incaricato di vedersela con le richieste dei talebani. Tra queste la più ovvia, ma anche la più spinosa perché appoggiata dalla Russia, è lo sblocco delle riserve valutarie afghane pari a 9,5 miliardi di dollari e a quelle auree, per un controvalore di un altro miliardo e 300 milioni, congelate nella Banca Federale di New York per ordine di Joe Biden. Richiesta a cui si potrebbe aggiungere il versamento, previsto per il 23 agosto, ma fin qui inevaso, di 450 milioni di dollari in aiuti del Fondo Monetario. Proprio su questo tema è forse naufragata la risoluzione affondata dal «no» di una Casa Bianca decisa a non avvallare la posizione di Mosca.

Ma la proposta di Francia e Regno Unito imbarazza non poco anche una Ue chiamata a far digerire a tutti i paesi membri l'onere dei corridoi umanitari. Un obbiettivo per nulla scontato visto l'allergia per i rifugiati afghani manifestatasi tra i Ventisette. Ma vista la scontata indisponibilità americana a tornare in Afghanistan, una limitata adesione europea renderebbe assai complesso lo schieramento degli effettivi indispensabili per garantire la sicurezza della bolla. Una sicurezza che, vista la minaccia dell'Isis, non può venir garantita da contingenti di caschi blu provenienti da Asia, Africa o America Latina. E a queste complicazioni s'aggiungono quelle di natura strategica e geo-politica. La Francia per ottenere il «sì» talebano deve affidarsi al Qatar, un emirato che ospita da sempre rappresentanze talebane ed è pronto a garantire, con la Turchia di Erdogan, la gestione dell'aeroporto abbandonato dagli americani.

Ma un Erdogan, pronto a seguire Doha e mettere lo zampino nella bolla di sicurezza, provoca non pochi imbarazzi ad un Macron che ne ha contrastato l'espansionismo nel Mediterraneo e denunciato i legami con lo jihadismo. Il paradosso è, insomma, evidente.

Per salvare chi fugge dai talebani l'Europa dovrà affidarsi a chi sovente intrattiene rapporti ambigui con il terrore jihadista.

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