Milano La battaglia, nell'aula milanese del processo d'Appello sui fondi elettorali della Lega usati per spese personali, si è combattuta soprattutto tra chi (l'accusa) sosteneva che la querela per appropriazione indebita presentata dal Carroccio di Matteo Salvini contro l'imputato Francesco Belsito andasse estesa ai coimputati Umberto e Renzo Bossi. E chi (le difese dei diretti interessati) ribatteva che il fondatore della Lega e suo figlio minore dovessero uscire dal processo, in quanto Salvini aveva espressamente voluto querelare solo l'ex tesoriere. La questione era nata dopo che una legge del governo Gentiloni ha stabilito la necessità della querela per procedere nei casi di appropriazione indebita. Alla fine i giudici hanno dato ragione agli avvocati dei Bossi, decidendo per loro il non luogo a procedere. La Quarta sezione della Corte d'appello, presieduta da Cornelia Martini, ha anche ridotto la condanna a Belsito da due anni e sei mesi di carcere a un anno e otto mesi e 750 euro di multa, con pena sospesa. Gli ha inoltre riconosciuto le attenuanti generiche, equivalenti alle aggravanti, e parte delle accuse a suo carico sono prescritte.
«Grazie a Salvini e alla Lega - ha dichiarato Renzo Bossi che era in aula, assente invece il Senatùr -, che hanno valutato i documenti delle indagini e hanno visto che le spese a me imputate non sono state pagate dal partito». Così Umberto Bossi: «Meno male. I giudici sono stati competenti. Finalmente c'è stata una sentenza giuridica e non politica. Questa vicenda ha rovinato la vita a me e alla mia famiglia». Mentre Belsito ha lamentato: «Sono l'unico a essere rimasto con il cerino in mano. Ho pagato lo scotto di essere stato il tesoriere che ha eseguito determinati ordini». Per il caso «The Family» il sostituto pg Maria Pia Gualtieri aveva chiesto la conferma delle condanne di primo grado (due anni e tre mesi a Umberto Bossi, un anno e sei mesi a Renzo). «Il capo di imputazione è unico - ha spiegato - , ciascuno degli imputati ha rafforzato l'azione criminosa dell'altro». Dunque: niente stralcio delle posizioni dei non querelati Bossi padre e figlio. L'avvocato del Senatùr, Danilo Mariani, ha sottolineato però che la querela della parte offesa è stata presentata «con specifico riferimento» ai fatti contestati al solo Belsito. «La Lega a oggi - ha aggiunto il legale - non ha chiesto la restituzione di quello che si asserisce essere il maltolto. In una vicenda simile il reato scatta quando il titolare chiede la restituzione dei soldi». Il fondatore del Carroccio era accusato di essersi appropriato di 208mila euro. A Renzo Bossi, assistito dall'avvocato Carlo Beltrani, veniva imputata un'appropriazione di oltre 145mila euro, usati tra l'altro per numerose multe e per la celebre laurea in Albania.
«Belsito - ha spiegato il difensore Rinaldo Romanelli - ha lasciato nelle casse della Lega la bellezza di 49 milioni di euro. Perché non era solo impegnato a sottrarre fondi, come vorrebbero i giudici, ma ha fatto anche del buon governo». L'ex tesoriere è accusato di essersi appropriato di circa 2,4 milioni.
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