Un lungo faccia a faccia con Sergio Mattarella sulle scelte da compiere e sul necessario ancoraggio europeo dell'Italia. E l'apertura dell'ultima riflessione su una squadra di governo la cui fisionomia appare delineata, ma comunque fondata su equilibri fragili.
«Nei prossimi giorni tornerò dal presidente per sciogliere la riserva e, in caso di esito positivo, per sottoporgli le proposte relative alla nomina dei ministri», dice Giuseppe Conte. Una lista nella quale ci sono molti incastri da risolvere.
I due leader saranno sicuramente nell'esecutivo. Matteo Salvini si accomoderà sulla poltrona per lui strategica dell'Interno. Una posizione da cui potrà agire come regista sui temi della sicurezza e del controllo dell'Immigrazione, esercitando insieme al ministro degli Esteri una forte pressione sui partner europei. Luigi Di Maio avrà un super dicastero che unirà Lavoro e Sviluppo economico, un presidio da cui potrà lavorare al provvedimento simbolo del reddito di cittadinanza.
L'altro ministero chiave è, ovviamente, quello dell'Economia. Il leader della Lega vorrebbe Paolo Savona. È lui che rappresenta il «piano A». L'alternativa è quella rappresentata da Giancarlo Giorgetti, altrimenti destinato a fare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio (accanto a Vito Crimi per i Cinquestelle) o il ministro delle Infrastrutture. La questione, però, è ancora aperta. «Paolo Savona ministro? Non so se sarà nella lista di cui parleremo con il professor Conte. A me piace tantissimo. È una garanzia per gli italiani. Ho letto il Cv di Savona, ho letto alcuni suoi libri e seguito alcune sue lezioni», dice Salvini.
Sul nome di Savona si sta giocando una partita molto delicata. Se il Carroccio tiene duro, i Cinquestelle avrebbero un atteggiamento dubbioso. Se alla fine fosse Giorgetti ad andare all'Economia, Lorenzo Fontana, vicepresidente leghista della Camera si avvicinerebbe al ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ma è davvero tutto in itinere.
Il nome di Giulia Bongiorno viene speso per diverse caselle. Difficile che possa andare alla Giustizia, dove in pole c'è Alfonso Bonafede, le altre caselle possibili sono la Difesa (dove è in corsa anche Elisabetta Trenta, ex consigliere per i ministeri di Esteri e Difesa in Irak e in Libano, presentata dai M5s come potenziale ministro durante la campagna elettorale) e i Rapporti con il Parlamento.
Per quanto riguarda gli Esteri alla fine dovrebbe spuntarla un supertecnico come Giampiero Massolo, anche se il Movimento cinque stelle avrebbe messo nuovamente sul tavolo il nome di Enzo Moavero Milanesi, già nel governo Monti. All'Istruzione dovrebbe andare uno degli uomini più vicini a Luigi Di Maio, ovvero Vincenzo Spadafora oppure il rettore della Statale Gianluca Vago.
La pentastellata Giulia Grillo potrebbe approdare alla Salute, mentre Sergio Costa, il generale dei Carabinieri che da anni si occupa della Terra dei Fuochi, all'Ambiente. In alternativa c'è la leghista Lucia Borgonzoni. Gian Marco Centinaio - che è direttore commerciale di un tour operator - andrà al Turismo. Con Savona ministro, Lorenzo Fontana potrebbe andare alla Difesa, mentre la Semplificazione dovrebbe toccare a Riccardo Fraccaro. È possibile che Emilio Carelli diventi ministro della Cultura.
Per i Trasporti in pole ci sono Laura Castelli o l'economista della Lega Armando Siri, mentre all'Agricoltura - ministero considerato di prima fascia da parte di Salvini - potrebbero andare Claudio Borghi o Nicola Molteni.
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