«Questa si propone di essere la più grande opera pubblica nel continente europeo e, aggiungo, la più grande opera pubblica green del continente europeo dall'inizio di questo secolo». Pochi giorni fa Matteo Salvini ha tratteggiato la prospettiva del Ponte sullo Stretto, aggiungendo un altro elemento da non trascurare: «I posti di lavoro stimati non sono meno di 100mila».
Un'opera iconica che rappresenta «il sogno di milioni di italiani da secoli». In relazione al ponte sullo Stretto, Angelo Bonelli dei Verdi ha dichiarato che presenterà un esposto perchè «c'è un decreto che stanzia 340 milioni di euro per la progettazione dell'infrastruttura, ma Salvini non dice dove si prenderanno gli oltre 10 miliardi di euro per costruirla». La Lega ha risposto senza tergiversare. Tilde Minasi, senatrice leghista, ha invitato Bonelli a presentare un esposto per il caso coop-Soumahoro. Qual è dunque l'obiettivo di Matteo Salvini? Se con il decreto legge presentato poche settimane fa è stata posta la prima pietra giuridica per la costruzione del Ponte, il leader della Lega punta a posare la prima pietra del Ponte poco prima delle Europee del 2024. Il Capitano si sta costruendo l'identità politica di ministro del Fare. Dopo aver sofferto per il mancato ritorno al Viminale, ha compreso che la scelta delle Infrastrutture può fruttare un dividendo politico importante, al contrario della questione immigrazione su cui, in assenza della collaborazione europea, si fa fatica a incidere. Il primo passo è stata l'approvazione del nuovo codice degli appalti. Ora le prossime mosse saranno coerenti con una impostazione semplice e comprensibile: lasciamo le polemiche alla sinistra, noi pensiamo a fare le cose. Serve però qualcosa di concreto, un provvedimento bandiera da presentare agli elettori e il Ponte è ovviamente un biglietto da visita di grande impatto e potenza. «Con la Lega al governo, si vedono risultati importanti per l'Italia e per l'Europa. Da ultimo, dopo decenni di chiacchiere e politiche del no, torniamo centrali in Europa con il Ponte sullo Stretto: un'opera strategica e all'avanguardia» dice Marco Campomenosi, capodelegazione Lega al Parlamento Europeo. La risalita del Carroccio, dopo il deludente risultato delle Politiche dello scorso settembre, passa dal ritorno a una strategia vecchio stampo. Salvini nonostante gli impegni governativi è sempre più presente sul territorio, rilascia interviste ai giornali locali ed evita di alzare troppo i toni delle dichiarazioni. Il risultato ottenuto in Friuli è certamente confortante. La Lega si è confermata primo partito alle Regionali con il 19,02% delle preferenze (34,91% nel 2018). Al secondo posto c'è Fratelli d'Italia con il 18,13% (5,49% nel 2018), al terzo una new entry, la Lista Fedriga, con il 17,74%, voti che premiano il buon lavoro del governatore ma che sono in buona parte di provenienza leghista. La vittoria dello stesso Fedriga - che ha davanti a sé altri cinque anni di governo - e la prospettiva per Luca Zaia di altri due anni di legislatura regionale in Veneto rende la leadership di Salvini ancora più forte, tanto più che tentativi di costruzione di candidature alternative non si sono mai concretizzati in questi mesi e con il fortino del Nord-Est resiste un solido patto di rispetto e non belligeranza.
L'altro fronte interno, costantemente monitorato dai giornalisti alla ricerca di dualismi e fronti polemici, è quello con Giancarlo Giorgetti. Ma Salvini non cade nelle provocazioni. «Siamo una squadra». E anzi scommette sulla sponda del ministro dell'Economia.
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