Dagli antagonisti ai giallorossi: ecco l'Italia che odia Salvini

Matteo Salvini è il leader politico più bersagliato dagli antagonisti dei centri sociali e dagli esponenti della maggioranza giallorossa

Dagli antagonisti ai giallorossi: ecco l'Italia che odia Salvini

Deriso, insultato e minacciato. Matteo Salvini, nell’epoca dello hate speech che scorre dentro e fuori il web, è il leader politico più bersagliato dagli antagonisti dei centri sociali e dagli esponenti della maggioranza giallorossa.

Gli atti intimidatori contro Salvini

Un’escalation di insulti che dal web passa sui muri e suelle piazze delle nostre città fino a giungere, come è successo negli scorsi mesi, sul tavolo dell’ex ministro dell’Interno sotto forma di proiettile. Ieri a Bologna si è avuto un assaggio di quello di cui sono capaci gli antagonisti dei centri sociali quando manifestano. Mentre Salvini si trovava al PalaDozza per presentare ufficialmente la candidata del centrodestra, Lucia Borgonzoni, in piazza Maggiore i collettivi hanno costretto le forze dell'ordine a presidiare Bologna in assetto antisommossa.

Lo scorso marzo, invece, in occasione del Rogo della Vecchia di Brescia, è comparsa una fantoccio formato gigante di Salvini che è stato dato alle fiamme al grido "Bruciamo il razzismo". A Roma, nel quartiere multietnico di Torpignattara, di recente è comparsa la scritta: "Salvini occhio, che l’aria fischia…". Un messaggio intimidatorio che si conclude con la A maiuscola e cerchiata, simbolo storicamente usato dagli anarchici. Ai primi di novembre, a Napoli, pochi giorni prima dell’arrivo del leader della Lega in città, sulla facciata del cinema Metropolitan era apparsa la scritta: “Salvini Napoli ti schifa” e “Odia la Lega”. Un’anticipazione della tentata aggressione che l’ex ministro ha subìto lo scorso 8 novembre quando solo l’intervento della scorta ha evitato il peggio. Dal filmato si vede, infatti, chiaramente un uomo apostrofare in dialetto Salvini e avventarsi su di lui pochi istanti dopo.

Gli insulti di Luigi De Magistris e di Leoluca Orlando

Un clima di odio che viene da lontano ed è in parte anche favorito dal sindaco Luigi De Magistris che, a metà agosto, in occasione della visita di Salvini a Castel Volturno, si schierava dalla parte dei manifestanti e dichiarava: “Questo clima d’odio è responsabilità di Salvini e del Governo. Credo che Salvini passerà alla storia come l’ex ministro dell’insicurezza nazionale, ci accorgeremo nei prossimi mesi di quanto quest’uomo abbia esposto al pericolo la sicurezza sia interna che internazionale del nostro Paese". E, quando scoppia il caso della Ong Open Arms, ‘Giggino’ De Magistris attacca:"Devono essere processati per crimini contro l'umanità e per la morte di tante persone. Per Salvini e Di Maio un voto vale più di una vita!". Sempre in agosto, in piena crisi di governo, il sindaco di Napoli descrive l’allora titolare del Viminale come un uomo "sessista, razzista, violento sul piano politico ed istituzionale, tutt'altro che trasparente" e che"si ispira a Mussolini, chiede poteri speciali, abusa di apparati di Stato per farsi vedere come l'uomo forte al comando".

Parole non dissimili da quelle usate dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando che in estate tuonava contro i decreti Sicurezza e alzava il tiro: "Salvini è un giovane Mussolini, dobbiamo impedire che diventi il Mussolini maturo: quello che ha prodotto guerre e genocidi". Un crescendo di insulti e dichiarazioni diffamatorie che, come vedremo, non saranno le uniche, ma che contribuiscono a intensificare un clima d’odio che era già stato sporcato in luglio con l’arrivo di una busta con un proiettile sul tavolo dell’allora titolare del Viminale.

Le offese degli avversari 'giallorossi'

Ma secondo l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, è Salvini che deve rientrare di diritto nella categoria dei “cattivi maestri” perché in questi anni “non ha fatto altro che creare problemi invece che aiutare a risolverli” e, anzi, “ha creato paura e caos”. Cecile Kyenge conia addirittura il reato di “Afrofobia istituzionale di matrice salviniana”. Nicola Zingaretti, entusiasta per la nascita del governo giallorosso, esclama: “Siamo passati dalla raccolta del consenso dell’ubriacone del Papeete all'abolizione del superticket della sanità". Dello stesso tenore la dichiarazione di Luigi Di Maio rilasciata al programma di Massimo Giletti: “Se Matteo Salvini non si beveva un mojito in più al Papete, lui oggi era ancora ministro dell’Interno”. Il premier Giuseppe Conte, nel corso del suo discorso in Senato in cui si è consumata la rottura tra i due leader, descrive Salvini come "eversivo, autoritario, dotato di scarso senso delle istituzioni, assente sul fronte della legge di bilancio, prevaricatore, reticente sul Russiagate e inadeguato al ruolo di ministro". Per Matteo Renzi, infine, è necessario aprire un capitolo a parte. Il leader di Italia Viva, nel corso del duello televisivo a Porta a Porta, è alquanto sprezzante: “Lei nelle istituzioni ci sta poco, ma sa tutto delle sagre: ammiro il suo notevolissimo stomaco, quasi d'amianto: digerisce di tutto. Sa tutto di tutti, ma lei dovrebbe governare e andare al G7, non alla pro Loco”.

E ancora: “Se cambiare idea è segno di intelligenza, lei può puntare al premio Nobel”. Che, poi, detto da chi aveva promesso di lasciare la politica e di non voler avere nulla a che spartire con i Cinquestelle, è davvero il colmo…

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