Tira una brutta aria tra Lega e Fratelli d'Italia, coma mai prima d'ora. Lo scambio di cortesie tra Meloni e Salvini è ormai prassi quotidiana («La frattura tra loro è al suo punto massimo» certifica Guido Crosetto), non c'è stato più nessun contatto tra i due leader dalla rottura sul Quirinale. «Dice che sono sparito? Sono a casa con il Covid. La richiamerò nonostante la sequela di insulti che ha riversato nei confronti del mondo - dice Salvini -. Non sono permaloso, cerco di non litigare con nessuno. Io facevo gioco di squadra per il centrodestra, qualcuno no», e il qualcuno è ovviamente la Meloni che, per la Lega, ha pensato al proprio interesse elettorale dissociandosi dagli alleati e portando avanti un candidato di bandiera. «Etichettare Mattarella come uno del Pd è ingeneroso» spiega Salvini, che taccia la leader Fdi di cattivo gusto per aver raccontato un episodio («Mi ha mandato un messaggio e mi ha chiesto: Sei in ufficio? Salgo. Ma da allora non l'ho più sentito»). «Io non amo divulgare le telefonate e i rapporti personali, non lo trovo di buon gusto» commenta il segretario leghista. Dal leader in giù ormai nella Lega c'è libertà di tiro contro Fratelli d'Italia. «Durante l'elezione del Presidente mi sembra chiaro che a rompere le fila del centrodestra sia stato Fdi» dice la senatrice leghista Lucia Borgonzoni, «spesso è più facile sparare da fuori».
Non ci sono in programma incontri chiarificatori tra Salvini e la Meloni, per il momento si va avanti così, in una clima quasi da ex coalizione. In effetti la leader Fdi parla come se fosse sganciata dagli altri partiti del centrodestra, «deciderò quando e se allearmi» dice intervistata da RaiNews, «sceglierò chi sarà il mio alleato solo sulla base del suo impegno di difendere questa metà campo e non le sirene della sinistra», e comunque servirà «un patto anti-inciucio». L'accusa, a Fi e alla Lega, è appunto quella di aver «inciuciato» con il centrosinistra sulla rielezione di Mattarella. «Non mi interessano le beghe però non intendo più fare buon viso a cattivo gioco di fronte a una coalizione in cui ci sono partiti che all'atto pratico tra l'alleanza di centrodestra e l'alleanza di governo con Pd e 5 Stelle scelgono la seconda».
L'obiettivo della Meloni ormai è prendersi l'elettorato di centrodestra, non più solo essere un partito di una coalizione. «Fratelli d'Italia è un partito che vuole allargarsi e aprirsi sempre di più, che vuole attrarre energie nuove e parlare alla maggioranza degli italiani. L'obiettivo è organizzare il campo dei conservatori, la maggioranza di persone». L'isolamento, alla Marine Le Pen, non è una prospettiva che interessa Fdi. Semmai, ricorda la Meloni, «è Salvini ad essere alleato alla Le Pen», mentre lei presiede il gruppo parlamentare dei Conservatori al Parlamento Ue. «Io combatterò il proporzionale, ma se anche si facesse, se gli italiani mi danno il consenso, comunque ci sarà la possibilità di fare un governo a trazione Fdi». L'operazione di smarcamento di Fdi e di riposizionamento, parallelamente alla crescita nei consensi (anche grazie al fatto di essere l'unico partito all'opposizione), ha avuto una accelerazione negli ultimi mesi.
La festa di Atreju, allargata a tutto l'arco costituzionale (da Letta a Di Maio passando per Cassese), era già un segno della volontà della Meloni di puntare ad un ruolo di primo piano. E in prospettiva, di governo. Un altro motivo di tensione con un partito, la Lega, che nel nome stesso porta la sigla «Salvini premier».
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